Boko Haram giura fedeltà all’Isis

“Giuriamo fedeltà, nella prosperità come nelle difficoltà”. Così si conclude il comunicato ufficiale di adesione allo Stato Islamico da parte di Boko Haram, la più violenta organizzazione jihadista nell’Africa sub sahariana che continua ad uccidere cristiani nel Nord della Nigeria. L’organizzazione terroristica, nonché il Califfato in fieri nel nord-est della Nigeria, ha fatto almeno 70 vittime durante un recente attacco a un villaggio, e questa non è una novità per il gruppo islamista che in quanto a uccisioni supera lo Stato islamico.

In un messaggio audio, Mohammed al-Adnani, portavoce del Califfato, afferra simbolicamente la mano tesa dagli islamisti nigeriani: “Vi annunciamo la buona notizia dell’espansione del Califfato in Africa occidentale, accettiamo la fedeltà dei nostri fratelli sunniti in nome della predicazione e della lotta per il jihad”. Boko Haram aveva già espresso sostegno per il Califfato di Abu Bakr al Baghdadi, ma ora l’adesione è stata formalizzata, rendendo possibile un congiungimento con le cellule di Isis che operano nel Sahara, in Mali e in Libia. Per il Califfato si tratta di una notizia che conferma la capacità di penetrazione ideologica nel mondo musulmano in un momento in cui in Iraq è sotto il pesante attacco militare di governativi e milizie sciite. Anche in  Camerun gli attacchi da parte di Boko Haram si sono intensificati. Nel mese di febbraio un contingente regionale, composto da truppe del Chad,  ha compiuto  una grossa operazione contro gli islamisti in Nigeria, nella quale sono stati uccisi 200 miliziani, ma ciò non è bastato.

I “combattenti di Allah” stanno estendendo il loro controllo: dalla Libia alla Nigeria, dalla Somalia al Mali, dal Chad al Sudan, dal Kenya alla Repubblica Centroafricana, dal Maghreb al Sahel all’immensa area sub sahariana. Le forze in campo sono possenti, bene addestrate, meglio ancora armate, ferocemente indottrinate: Boko Haram, al-Shabaab, al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi), Ansar Al Sharia, Isis .Nelle zone a loro sottoposte gli  attentati e i rapimenti di occidentali sono all’ordine del giorno, per procurarsi denaro e oliare gli ingranaggi della causa jihadista.

“L’avvicinamento di al-Shabaab ad al-Qaeda – sottolinea un documentato report del Centro Studi Internazionali – è stato causato dalla progressiva perdita di sostegno popolare da parte del movimento e dalla scissione del gruppo “pan-somalista” di Hassan Dahir Aweys, personalità più ‘moderata’ e maggiormente sensibile al richiamo dell’affiliazione clanica.  Il reclutamento di combattenti non somali o di somali residenti all’estero,  dunque estranei alle tradizionali vicende claniche, nonché più vulnerabili alla propaganda e alla narrativa jihadista, è funzionale a sopperire a tale perdita di appeal locale e a superare gli ostacoli imposti dai legami di clan,  più influenti in Somalia che all’estero. La progressiva trasformazione di Al- Shabaab in un ‘franchising’ di al-Qaeda potrebbe avere un impatto sensibile sugli scenari somalo, africano orientale e globale, in particolare su quei Paesi con una forte presenza di immigrati somali. Dunque, nel prossimo futuro possiamo aspettarci un aumento delle azioni ostili non solo verso Somalia e Kenya, ma anche contro Uganda, Etiopia e Tanzania, tutti Paesi che collaborano attivamente nella lotta al terrorismo e dove sono forti le partnership e gli interessi occidentali”.

Il 2 marzo su uno dei suoi profili Twitter, Boko Haram aveva  annunciato la diffusione di un filmato dal titolo” Il destino delle spie”, girato nei pressi del villaggio di Monguno, circa 130 chilometri a nord di Maiduguri, nello Stato del Borno, montato all’estero e tradotto in tre lingue, che si scaglia contro i traditori del gruppo.  Il video è stato diffuso sui social network, raggiungendo giornali e agenzie stampa di tutto il mondo. I tempi della vecchia comunicazione jihadista, quella dei lunghi monologhi di Osama Bin Laden, veicolati attraverso cd-rom e chiavette usb, è dunque stata superata anche dagli islamisti nigeriani. Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha recentemente lanciato l’allarme sul fatto che miliziani di Boko Haram negli ultimi mesi sono stati addestrati in campi di addestramento dello Stato Islamico fuori dalla Nigeria, confermando dunque l’ipotesi di una connessione reale tra le due organizzazioni.

©Futuro Europa®

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