Turismo in montagna, modello per il Paese

Da sempre la montagna è meta ideale dove trascorrere le festività di fine anno. Ma per le feste 2014/2015 la montagna registrerà un numero di presenze minore, sebbene gli Italiani che hanno  deciso di passare queste giornate fuori porta siano aumentati di ben il 5 per cento nonostante la crisi. Colpa della mancanza di neve sulle piste, secondo Coldiretti che con Ixé ha elaborato un’indagine sulle scelte degli Italiani per celebrare il Capodanno. Ma una ricerca di Labitalia ed un’analisi di Agriturist svelano tra le righe una tendenza che può ridisegnare il turismo legato alla montagna: meno piste e impianti e più qualità, perché, come ha spiegato il presidente Agriturist Cosimo Melacca,  “negli anni è costantemente cresciuta la maggiore sensibilità dei turisti per natura, ecologia, qualità, genuinità e sostenibilità”. Una tendenza figlia della crisi e dei nuovi comportamenti conseguenti, non solo sul piano economico ma anche su quello morale. E che prospetta come vincente un’offerta turistica basata su strutture familiari capaci di valorizzare meglio ambiente e tradizioni della montagna, di offrire svago in ogni stagione, di diversificare le loro fonti di reddito e quindi di sopportare i rovesci del clima e la mancanza di neve soffrendo meno di albergoni, comprensori e impianti specializzati nello sci.

La tendenza infatti – spiega Coldiretti – è per un ‘fuori porta’ breve: il 37 per cento degli italiani in vacanza trascorrerà fuori casa meno di tre giorni ed il 46 per cento resterà da tre giorni ad una settimana lontano dalle mura domestiche durante le festività di fine anno. Solo il 15 per cento di vacanzieri si può permettere di restare fuori da una settimana a quindici giorni. Quanto alle mete, la montagna resta al secondo posto dopo le città d’arte, con il 22 per cento delle preferenze, sebbene in forte calo per la mancanza di neve appunto. Ed il dato, incrociato con quello sulla brevità dei soggiorni, fa emergere come vincenti piuttosto le piccole e medie, flessibili strutture di montagna piuttosto che quelle di tipo diverso.

Anche i dati di Agriturist portano a conclusioni simili. “Per Capodanno – ha spiegato ancora il presidente dell’associazione, che conta la maggior parte degli iscritti proprio nelle aree montane – è tutta un’altra storia. Molte strutture – soprattutto al Nord – registrano il ‘tutto esaurito’ già da due mesi. La vacanza ‘green’ durante le feste piace molto in montagna e collina”. Insomma, se il calo in montagna c’è stato ma non sulle strutture di tipo agrituristico, allora questo calo è legato alla monocoltura dello sci ed il modello turistico montano tradizionale e sostenibile ne esce a testa alta. E non solo perché in baita o in agriturismo si brinda meglio: se l’obiettivo dei vacanzieri non è solo sciare, la vacanza in montagna diventa possibile anche d’estate, o nelle mezze stagioni tanto temute dalle strutture turistiche di grandi proporzioni. Mezze stagioni che però sono sempre più scelte dagli Italiani per le loro fughe dalla città, e che incrociate, di nuovo, col dato crescente delle vacanze brevi, creano la base per un modello di turismo di montagna fondato sulle flessibili piccole e medie strutture di qualità piuttosto che su quelle specializzate su un solo sport e di grandi dimensioni.

Questo, il dato reale: riconosciuto e promosso dagli operatori economici, da chi in montagna ci vive, dalle associazioni di categoria, da alcune amministrazioni e da molti amministratori pubblici preparati e avveduti. Non accade così, purtroppo, da parte di altre amministrazioni, a partire dal Governo. Succede, quindi, che se da una parte il lungimirante presidente della Regione Val D’Aosta Augusto Rollandin plaude all’istituzione della Strategia macroregionale alpina da parte dell’UE, che definisce  “una nuova opportunità per far ascoltare la voce dei territori alpini” ed il Ministro dell’Agricoltura Martina annuncia il Piano per l’agricoltura di montagna del Mipaaf, il Governo Renzi nel suo insieme decida di attuare nelle aree montane una serie di misure che l’economia di montagna, ed il turismo, non li aiutano di certo. Si va dall’applicazione dell’IMU anche sui terreni agricoli dei comuni riparametrati sul criterio Istat dei 600 metri di altitudine all’aumento dell’IVA sul pellet, dalla ventilata riduzione del servizio postale nei piccoli Comuni e nelle aree marginali, alla necessità non risolta di fronteggiare le emergenze legate alla messa in sicurezza delle strade nei mesi invernali, ovvero sgombero neve e insalamento delle strade. Tanto che, raccogliendo le istanze del territorio montano e in particolar modo dei sindaci dei piccoli comuni montani, l’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna ha preso una iniziativa piuttosto clamorosa insieme all’Associazione Nazionale Comuni d’Italia-Anci, all’Unione delle Province d’Italia-Upi e all’Unione Nazionale Comuni e Comunità Enti Montani-Uncem: dalle 9,30 del prossimo 12 gennaio 2015, presso la Camera dei Deputati, si terrà una grande mobilitazione alla quale interverranno sindaci, parlamentari e rappresentanti governativi ‘per discutere e trovare insieme soluzione a una serie di problematiche che stanno mettendo in seria difficoltà gli amministratori montani’.  Con la speranza di avviare un dialogo serio col Governo su un tema altrettanto serio, che riguarda un modello di sviluppo del turismo parcellizzato, diffuso e di qualità del quale è urgente prendere consapevolezza: perché si tratta di un modello vincente non solo per l’economia della montagna, ma per quella di tutto il Paese.

©Futuro Europa®

 [NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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