Nuova guerra delle estradizioni tra Brasile e Italia

Non si sono ancora chiuse le ferite lasciate dalla mancata estradizione dal Brasile in Italia del terrorista Cesare Battisti, che si apre un nuovo caso tra i due Paesi. Tutti ricordano ancora la decisione di Lula, presa nell’ultimo giorno del suo mandato il 31 dicembre del 2009, di non concedere l’estradizione di Cesare Battisti verso l’Italia. Quasi tutto il Brasile era favorevole a rimandare in Italia Battisti: tutta l’opposizione, settori della stessa maggioranza, l’opinione pubblica, il Supremo Tribunale Federale, un misto di Corte Costituzionale e di massimo organo di giustizia del paese, si erano pronunciati per l’estradizione, lasciando però l’ultima decisione al Presidente uscente. Lula negò l’estradizione motivandola con il fatto, previsto dall’accordo tra Brasile e Italia, che nel nostro paese Battisti avrebbe corso pericoli per la sua vita.

Si potrebbe scrivere a lungo sulle ragioni occulte e palesi della decisione di Lula, quello che è certo è che erano mesi che i giornali brasiliani parlavano della volontà di Lula di non restituire alle prigioni italiane Battisti. Il tutto nel massimo silenzio delle autorità italiane, ambasciata a Brasilia, Ministero degli Esteri e Presidenza del Consiglio, chiamate in causa dai giornali brasiliani. Poi, di fronte alla decisione di Lula, proteste e manifestazioni, anche scomposte, con offese a tutto il Brasile. Le acque sembravano essersi calmate, anche con il cordiale messaggio del Presidente Renzi alla neoeletta Dilma Rousseff. Questo fino a martedì 28, quando la Corte d’appello di Bologna ha respinto la richiesta di estradizione di Henrique Pizzolato fatta dal Brasile. Pizzolato gode della doppia nazionalità, italiana e brasiliana. Era entrato in Italia con i documenti falsi di un fratello morto anni fa. Dopo alcuni mesi di permanenza in Italia era stato arrestato su richiesta di un mandato di cattura internazionale emesso dal Brasile.

Pizzolato è stato condannato a dodici anni di prigione per peculato, riciclaggio e corruzione attiva e passiva nel famoso processo del “mensalao”, un gigantesco finanziamento illegale a partiti che appoggiavano Lula. È l’unico del numeroso gruppo di condannati di alto livello, ministri, segretari di partito, ad essersi sottratto alla pena decisa dal Tribunale. Da tempo aveva mantenuto in vita i dati del fratello e, quando aveva visto la condanna avvicinarsi, era scappato in Italia. Dopo la sentenza del tribunale italiano, è stato liberato e adesso vorrebbe stabilirsi a Lerici. Ma, quello che ha fatto scoppiare il caso in Brasile sono le motivazioni a base della decisione: in Brasile, date le condizioni delle carceri, Pizzolato correrebbe rischio di vita.

Dai grandi ai piccoli giornali dell’immenso paese, dai TG ai commenti degli esperti, tutti vedono una vendetta italiana per il caso Battisti. Sabato la TV Bandeirante, nel popolare TG delle 13,20, è stata circa 20 minuti sul caso. Il Procuratore Generale della Repubblica del Brasile, Janot, ha dichiarato che con questa decisione del tribunale di Bologna diventano a rischio tutte le estradizioni dall’Unione Europea. Speriamo che il nuovo ministro degli Esteri Gentiloni si muova presto, il Brasile, piaccia o no, è la settima potenza economica del mondo.

©Futuro Europa®

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

Sii il primo a commentare su "Nuova guerra delle estradizioni tra Brasile e Italia"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*