Cronache britanniche

Londra – Sembrava destinata a essere una corsa sfrenata a tre verso un referendum sull’uscita anticipata di Londra dall’Europa, invece man mano che le elezioni europee di maggio si avvicinano gli “ultimatum” dei partiti britannici contro l’UE paiono allontanarsi. È il caso del Labour Party che ha deciso di fare un passo indietro, sottolineando che un referendum dentro-fuori sarebbe “improbabile” sotto la guida laburista.

Ed Miliband ha annunciato questa settimana che in caso di vittoria alle prossime elezioni nazionali, il partito laburista non avanzerà nessuna ipotesi di referendum fino al 2020, almeno che non ci sia prima di questa data una precisa richiesta dell’Europa per il trasferimento di più poteri a Bruxelles.

Naturalmente, l’annuncio del leader laburista ha suscitato reazioni contrapposte da parte della critica, specialmente all’interno della business community. La CBI (Confederation of British Industry) appoggia la scelta di Miliband, sostenendo che far chiarezza sulle scelte future aiuta a dare stabilità agli investimenti. Supporto sembra giungere anche dal “guru” degli investitori, George Soros, che afferma che qualsiasi “ragionevole” politico in UK manterrebbe lo status quo attuale, ovvero rimaner a far parte dell’UE ma fuori dall’euro. Di parere contrario, invece, Simon Walker, presidente della IoD (Institute of Directors), il quale sostiene che un segnale a Bruxelles debba essere mandato, e che i cittadini britannici abbiano il diritto d’essere chiamati in causa per decidere se far parte di un’Europa che “deve cambiare”.

Dopo la presa di posizione del leader laburista, si aspettano ora le reazioni dei diretti avversari, che però sembrano intenzionati a conservare le loro posizioni di partenza. Cameron ha, infatti, colto la palla al balzo per attaccare Miliband, sostenendo che la decisione del partito laburista rappresenta l’assenza di una linea precisa, e riaffermando che i conservatori saranno l’unico partito a “garantire il referendum in-out” e una chiara rinegoziazione dei poteri dell’UE. Farage, dal canto suo, si dice convinto che l’UKIP sarà in grado di far cambiare idea a Miliband con una vittoria alle prossime elezioni europee, rafforzando l’invito agli elettori laburisti che vogliono un referendum a votare per l’UKIP. Ora non resta che aspettare e vedere quale posizione prevarrà alla fine dalle urne.

©Futuro Europa®

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