Salatto (PI-PPE): unificare quanti si riconoscono nel popolarismo

Alla fine Renzi ce l’ha fatta: è diventato premier. Col riflessivo Letta se ne è andato il Governo che ha guidato l’Italia nella tempesta della crisi: il sorriso del Renzi capo di Governo, inatteso fino a poco prima, è arrivato, giustappunto, il giorno dopo il sorprendente annuncio del primo segnale di ripresa, la positiva inversione di tendenza del rapporto debito-Pil. Con Letta se ne è andato pure il Governo che aveva segnato visivamente la convergenza delle forze Popolari, rappresentate nel precedente esecutivo dai propri ministri e impegnate a ritrovare l’unità con la prospettiva delle elezioni europee. Tra i ministri dell’Esecutivo Renzi, Mario Mauro non c’è; i Popolari per l’Italia non ci sono. Nel Governo che per primo guiderà dopo le elezioni la nuova Europa, sempre più divisa dai populismi, manca il più attivo aggregatore italiano del popolarismo che è, con i suoi ideali unificanti, “padre nobile” dell’Europa Unita: il PPI. Un’anomalia anch’essa sorprendente, che ha svilito il contenuto politico di questo Governo ed ha colpito profondamente gli osservatori.

Abbiamo chiesto all’On. Potito Salatto (eurodeputato del PPE, vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo) fondatore, insieme al leader Mario Mauro, dei Popolari per l‘Italia, di aiutarci a comprenderne le ragioni.

On. Salatto, lei che è stato fra i più convinti soci promotori del partito “Popolari per l’Italia”, come ha vissuto l’esclusione di Mario Mauro dal Governo Renzi?

“Certamente come un’inutile provocazione. Mi spiego. Da quello che intuisco, sono convinto che l’obiettivo finale di Renzi sia quello di occupare direttamente lui il centro dello scenario politico italiano, ponendo a destra Forza Italia di Berlusconi e a sinistra il Movimento 5 Stelle di Grillo. In quest’ottica, ridimensionare l’NCD di Alfano e lasciar vivere l’UDC di Casini di intesa con il Cavaliere è stato quasi un atto dovuto. Mortificare i Popolari per l’Italia serviva a dar vita a una implosione di quel disegno che noi invece portiamo avanti con fermezza: quello di realizzare un unico contenitore dei Popolari Italiani con il coinvolgimento di Alfano, Cesa e altri.”

Ma Casini non è stato sconfitto dall’ultimo Congresso dell’UDC con la riconferma di Lorenzo Cesa a Segretario del partito?

“Certo. Ed è qui che, come si suol dire, “casca l’asino”. Cesa non aveva intenzione di ripresentare la sua candidatura avendo indicato con chiarezza e fermezza, nella sua relazione introduttiva, la linea politica per il Partito: una aggregazione NCD, UDC e Popolari per l’Italia nel contenitore europeo del PPE. L’esclusione di Mario Mauro con la connivenza di Casini, quantomeno per ‘culpa in non faciendo’, lo ha portato a riscendere in campo per evitare che la candidatura di D’Alia, casiniano di ferro, potesse inficiare la sua linea politica. D’Alia, Casini e la loro posizione ambigua sono stati sconfitti. Cesa e il suo disegno hanno vinto, restituendo a tutto il Partito un ruolo primario nell’ambito del popolarismo italiano. Di questo atto di grande coraggio, gli siamo profondamente grati.”

Come mai i Popolari per l’Italia hanno scelto, pur non essendo rappresentati nell’Esecutivo di votare la fiducia?

“Quando noi diciamo che non abbiamo voluto dar vita ad un ulteriore partitino, significa che ci assegniamo un ruolo di stimolo affinché nel nostro Paese si crei un riferimento politico nuovo, anche se con ideali riconducibili al nobile passato di leader come De Gasperi, Schuman e Adenauer, per chi non intende essere rappresentato da Berlusconi, Renzi o Grillo. Questo significa che non viviamo per occupare spazi di potere personali. Il senso di responsabilità è quindi prevalso, accogliendo le sollecitazioni del presidente Napolitano a dar vita a un Governo nell’interesse del Paese. Ho l’impressione che in tanti siano rimasti spiazzati, immaginando ritorsioni da parte nostra che avrebbero, visti i risultati al Senato, potuto bloccare la nascita dell’attuale esecutivo e, quindi, portarci immediatamente a elezioni anticipate. Costoro se ne facciano una ragione: non siamo fatti di questa pasta ed è per questo che non demordiamo nel nostro impegno unificante con quanti sono disponibili a essere distanti da Berlusconi, distinti da Renzi, lontani da Grillo e impegnati nel PPE.”

©Futuro Europa®

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