La lezione della Shoah

La lezione della Shoah deve farci riflettere sul senso profondo che porta con sé; deve impedire all’umanità di fare ancora una volta gli stessi sbagli con una nuova popolazione presa come capro espiatorio di tutti mali. La storia ci fornisce la conoscenza necessaria per evitare di sbagliare, e lo sterminio sistematico di un’intera popolazione è il crimine contro l’umanità più grave che un uomo può perpetrare contro un altro uomo.

Il museo di Yad Vashem  di Gerusalemme e i Giusti tra le Nazioni, aiuta a non dimenticare. In particolare colpiscono i termini provenienti da un versetto del profeta  Isaia (56,5): ” Io darò loro, nella mia Casa, e dentro le mie mura, un luogo e un nome”. La maggior parte del museo – circa 4.200 mq – è sotterranea. Costituito nel 1953 dal governo israeliano per ricordare le vittime della Shoah, si trova su una collina orientata verso Gerusalemme.

Yad Vashem, è un complesso costituito da una serie di edifici che hanno lo scopo di raccogliere la memoria dei sei milioni di Ebrei d’Europa sterminati durante il regime nazista di Hitler. Una legge decretata nel 1959 dalla Knesset, ha sancito l’istituzione pubblica di questo Memoriale.

I termini Yad Vashem significano un monumento e un nome e sono il simbolo dell’unicità di ogni persona morta nell’indifferenza e nell’anonimato dei campi di concentramento nazisti.

Nella Hall of Remembrance, una delle sezioni a forma di tenda commemora l’uccisione di intere comunità ebraiche. Qui, dinanzi a una fiamma eterna, sono scolpiti nel suolo i nomi di ventidue campi di sterminio e tra le cose più importanti sono state sepolte le ceneri di alcune vittime dei forni crematori.

La Hall of Names, un’altra sezione dello Yad Vashem, ospita i nomi scritti di tre milioni di Ebrei uccisi e l’elenco delle comunità ebraiche sterminate. Nella roccia della Valley of the Destroyed Communities, sono incisi i nomi di 5000 componenti delle comunità ebraiche di 22 Paesi. Il Children’s Memorial, la più toccante sotto l’aspetto umano, tutela la memoria di circa un milione e mezzo di bambini uccisi nelle camere a gas dei campi di sterminio. In questo luogo si trovano cinquecento specchi che riflettono la luce di cinque candele mentre si ode una voce che dice alcuni nomi dei bambini uccisi inseriti nella tragica lista.

Nell’edificio principale, al piano superiore, si trova un Art Museum , in cui si possono vedere numerosi disegni che alcuni coraggiosi nascosero prima della loro morte nei campi di concentramento. Il Central Archives of the Holocaust and Heroism accolgono circa cinquanta milioni di documenti sull’Olocausto. All’ingresso ci si trova dinanzi al monumento di Naftali Bezem, il Muro dell’Olocausto e dell’Eroismo.

L’ Historical Museum of the Olocaust and Heroism raccoglie un’esposizione permanente dal titolo In Memoria e in Testimonianza. Questa è una cronologia documentata dell’Olocausto, con numerose fotografie, opuscoli, schedari, pagine di quotidiani e altri documenti in cui viene ricostruita la storia dell’antisemitismo nel secolo XX. La cronaca elenca gli eventi e fa luce sugli aspetti più inquietanti e infami del nazismo: i treni merci bestiame su cui venivano deportati gli Ebrei, le misere condizioni in cui erano sottoposti gli internati dei campi di concentramento, le torture fisiche e psicologiche quotidiane , i forni crematori e le camere a gas.

Dai manoscritti e dai vari documenti raccolti al suo interno si rileva che fra le esperienze attuate nei campi di concentramento, dove la tortura era la norma, veniva praticata anche l’eutanasia , la sterilizzazione e molti altri metodi come mezzi di ” soppressione di vite indegne di essere vissute”, primo passo verso quella razionalizzazione dello sterminio che culminò con l’uso delle camere a gas e i forni crematori.

Il  “Giardino dei Giusti tra le Nazioni – giardino degli uomini normali”, è una piccola foresta (ed ogni albero un suo nome), sembra quasi che abbracci i monumenti eretti alla memoria dell’Olocausto. Duro è l’impatto e difficile far spazio dentro di sé alla morte e alla distruzione. Ma poi si cammina nei viali tra questi alberi, a volte lo sguardo non coglie la fine delle radure in cui sono stati piantati, ognuno con un proprio nome.

Si stabilì di dare il termine “giusti tra le nazioni” a coloro che, negli anni delle leggi razziali, non esitarono a mettere a rischio la propria vita e quella della propria famiglia pur di salvare uno o piu’ ebrei dalla deportazione e dalla morte, senza per questo ricavarne alcun beneficio. Il caso italiano deve far riflettere: 27.000 sono stati gli ebrei salvati (su 35.000 che vivevano in Italia) e sono oltre 500 i «Giusti italiani» riconosciuti.

©Futuro Europa®

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