
UE, Patto per l’industria pulita
Il Patto per l’industria pulita è stato presentato dalla Commissione nel febbraio 2025 per sostenere la competitività industriale e la resilienza dell’UE. Si concentra su due settori: industrie ad alta intensità energetica e tecnologie pulite. L’obiettivo è ridurre i costi dell’energia attraverso un piano d’azione dedicato, stimolare la domanda di prodotti puliti e aumentare i fondi per la transizione pulita. Si prefigge inoltre di migliorare il riutilizzo dei materiali nella catena di approvvigionamento, ampliare l’accesso alle materie prime critiche e sviluppare competenze settoriali per le industrie strategiche.
Con il lancio del Patto per l’industria pulita, la Commissione europea prova a rispondere a una delle sfide più complesse per l’economia del continente: ridurre le emissioni industriali senza indebolire la competitività delle imprese europee. L’iniziativa, presentata a febbraio 2025, si innesta nel quadro del Green Deal e punta a traghettare l’industria europea verso la neutralità climatica al 2050. Sul tavolo, un pacchetto di investimenti pubblici e privati da oltre 100 miliardi di euro e nuovi strumenti per sostenere la transizione. Le misure chiave verteranno sull’accelerare la diffusione dell’energia pulita, potenziare l’elettrificazione, completare le interconnessioni della rete europea e migliorare l’efficienza energetica per abbassare i costi produttivi delle industrie. Stimolo alla domanda di prodotti puliti con regole e incentivi per favorire appalti pubblici e privati che privilegino criteri di sostenibilità e preferenza per prodotti fabbricati in Europa, con una revisione delle regole sugli appalti prevista per il 2026. Mobilitazione di fondi e strumenti finanziari per sostenere R&S, infrastrutture pulite, progetti dimostrativi e la scalabilità delle tecnologie verdi. Economia circolare e accesso alle materie prime con politiche per aumentare riciclo, riuso e produzione sostenibile e per ridurre le dipendenze strategiche da fornitori esterni di risorse critiche. Formazione e politiche attive per creare posti di lavoro qualificati nel settore green e accompagnare le riconversioni professionali nei territori industriali.
Il cuore del Patto riguarda le industrie energivore: acciaio, cemento, chimica – chiamate a compiere un salto tecnologico verso processi a basse emissioni. Per sostenerle, Bruxelles propone la creazione di una Banca per la decarbonizzazione industriale e il rafforzamento dei fondi già esistenti (Innovation Fund, InvestEU, Horizon Europe). Parallelamente, un piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili dovrebbe ridurre il gap di competitività con Stati Uniti e Asia, puntando su rinnovabili, elettrificazione e interconnessioni di rete. Ci si aspettano significativi impatti sull’industria europea, dalla siderurgia alla chimica e ai settori ad alta intensità energetica: target prioritario per supporti dedicati alla decarbonizzazione, alle tecnologie di cattura e utilizzo del carbonio e alla transizione all’elettrificazione. Ma anche una significativa crescita del settore delle tecnologie pulite tramite il rafforzamento della filiera europea delle rinnovabili, delle batterie, dell’idrogeno verde e delle tecnologie di efficienza energetica, con ricadute positive su innovazione e occupazione.
Altro capitolo cruciale riguarda le materie prime critiche: la Commissione intende promuovere il riciclo, l’approvvigionamento congiunto e lo sviluppo di filiere interne per ridurre la dipendenza da fornitori esterni, soprattutto in aree geopoliticamente instabili.Il Patto non interviene solo sull’offerta, ma anche sulla domanda: attraverso criteri di sostenibilità negli appalti pubblici e incentivi al “Made in Europe”, l’Ue mira a creare mercati per prodotti puliti e a favorire la circolarità. Al centro anche la questione lavoro: la transizione rischia di impattare sulle filiere tradizionali, ma Bruxelles punta a trasformarla in occasione occupazionale, con programmi per la riqualificazione della forza lavoro e la creazione di nuove competenze legate alle tecnologie verdi.
Non mancano, tuttavia, i nodi aperti. Il fabbisogno di investimenti resta enorme, soprattutto per le imprese di piccola e media dimensione. La tempistica di implementazione è un’altra incognita: senza una rapida semplificazione autorizzativa, il rischio è di accumulare ritardi. A ciò si aggiunge la necessità di coordinare strategie nazionali molto diverse e di gestire le tensioni commerciali che potrebbero nascere dall’uso di strumenti di difesa, come il meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (CBAM) o le clausole di preferenza europea negli appalti.
Il nuovo Patto per l’industria pulita è una scommessa politica prima ancora che economica. Bruxelles vuole dimostrare che l’Europa può guidare la transizione verde senza perdere terreno nella competizione globale. Ma tra le ambizioni scritte sulla carta e la realtà della manifattura quotidiana il divario resta ampio. Il rischio principale è la tempistica: la decarbonizzazione richiede capitali enormi e orizzonti lunghi, mentre le imprese europee devono fare i conti con costi energetici elevati e una concorrenza internazionale spesso agevolata da politiche statali aggressive. C’è poi il nodo della governance. Un piano comune rischia di infrangersi contro la frammentazione degli interessi nazionali: il Nord che spinge sull’innovazione, il Sud che teme la desertificazione industriale, l’Est che deve ancora colmare il divario infrastrutturale. Eppure, il Patto rappresenta una opportunità strategica. Senza un intervento deciso, l’Europa rischia di scivolare in posizione marginale rispetto a Stati Uniti e Cina. Con regole chiare, incentivi ben calibrati e una vera politica industriale europea, la transizione potrebbe trasformarsi in un volano di innovazione e autonomia strategica. La credibilità del progetto si misurerà non nei comunicati di Bruxelles, ma nella capacità di attrarre investimenti, ridurre i costi energetici e accompagnare le imprese nella trasformazione. È su questo terreno che si gioca il futuro industriale del continente.
Il relatore principale Tom Berendsen (PPE, NL), ha dichiarato: “L’industria europea sta affrontando sfide enormi, mentre una solida base industriale è essenziale per la nostra competitività e autonomia strategica. Il patto per l’industria pulita offre una strategia per un’industria europea competitiva e decarbonizzata. Allo stesso tempo, mira a proteggere la nostra autonomia e a garantire posti di lavoro. Questo patto è un passo importante, ma il tempo sta per scadere. Esortiamo la Commissione ad agire senza indugio e ad aumentare il suo livello di ambizione. Quando si parla di politica industriale, la cooperazione europea è più cruciale che mai”.
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