Un anno dal 6 gennaio 2021

Il 6 gennaio scorso ha segnato il primo anniversario di uno degli eventi più disgustosi e preoccupanti di una democrazia moderna, quando un’orda dei peggiori rappresentanti di una ultra-destra rozza e barbara ha attaccato la sede del Congresso degli Stati Uniti, devastando gli uffici, tentando di colpire deputati e senatori e gridando minacce all’indirizzo del Vice Presidente Mike Pence, nel tentativo di impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden e quindi di sovvertire il funzionamento delle istituzioni e mettendo in pericolo la democrazia.

Le immagini di quelle ore, la selvaggia violenza di quei volti, restano come un agghiacciante incubo. L’aggravante è che non si trattò dell’azione spontanea di un gruppo di facinorosi, ma un attacco concertato e organizzato dai gruppi estremisti che pullulano nel Paese e – se non direttamente organizzato da Donald Trump – è il diretto prodotto della sua scellerata campagna di negazione della sconfitta, del suo tentativo di usurpare la rielezione e dei suoi ripetuti inviti alla mobilizzazione dei  suoi sostenitori.

Si tratterebbe però tuttavia di un episodio allarmante ma isolato, se la coscienza pubblica lo avesse unanimemente condannato e Donald Trump fosse stato relegato nella pattumiera della Storia. Ma così non è. Il Presidente Biden e i principali leader democratici hanno pronunciato il 6 gennaio discorsi di dura condanna dell’ex Presidente, ma nella parte repubblicana del Paese sembra prevalere una cosciente tendenza alla minimizzazione e all’oblio e, tranne rarissime eccezioni, nessuno osa toccare il “sacrosanto” Trump. Gli stessi che, come il leader repubblicano del Senato, McConnel, il 6 gennaio 2021, si sono nettamente pronunciati nel Congresso per la responsabilità politica e morale dell’ex Presidente, o come lo stesso Pence che, pur con il suo atteggiamento corretto e coraggioso, impedì l’estremo tentativo di prevaricazione trumpiana, ora si esprimono in modo timido e pavido.

Sarebbe incomprensibile, oltre che imperdonabile, se non si sapesse che circa il 70% degli elettori repubblicani continua a credere nella “vittoria rubata” e a sostenere Trump, il quale fa sapere che intende tornare tra 3 anni. È possibile? Purtroppo sì, per il gioco perverso del fanatismo e perché non vi è meccanismo possibile per impedirlo. La sola speranza è una condanna giudiziaria che interdica all’ex Presidente l’accesso a cariche pubbliche, ma se si guarda alla esasperante lentezza, al pignolo garantismo, della Giustizia USA, non credo vi sia molto da attendersi.

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