ONU a Nairobi, Conferenza sul clima

L’inquinamento uccide ogni anno sette milioni di persone, duecentotrentaquattro volte più che i conflitti: ma, a causa dell’aumento del livello del mare dovuto all’innalzamento della temperatura globale,  aggredisce anche le strutture abitate, tanto Venezia e la Statua della Libertà quanto centinaia di conurbazioni costiere in tutto il mondo. A lanciare ancora una volta l’allarme è stata la  seconda Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente – United Nations Environment Assembly, UNEA-2: il ‘parlamento mondiale dell’ecologia’ organizzato dall’agenzia dell’ONU per l’Ambiente, che si è riunito dal 23 al 27 maggio a Nairobi, in Kenya.

La ‘questione clima’ esiste da decenni, ma solo da pochi anni, anzi da pochi mesi, ha cominciato ad avere l’onore di titoli sui banner dei notiziari televisivi e di servizi esclusivi sui tiggì: per effetto del moltiplicarsi di catastrofi naturali, dell’incrementarsi delle migrazioni provocate da carestie climatiche, ma anche dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che il 18 giugno del 2015 ha denunciato con forza tutto questo. Per decenni, a partire almeno dalla conferenza di Kyoto sul clima e passando per momenti difficili come un’altra conferenza dell’ONU, quella di Lima, il confronto fra i Paesi sulle politiche da adottare era stato portato avanti con ostinazione da governi lungimiranti ed economie attente al futuro.

Per decenni quello che oggi si sta verificando era stato paventato, annunciato, e alla fine accantonato. Ma ora che anche i Paesi ricchi, come USA e Cina, sono minacciati dagli sconvolgimenti climatici, e dopo che perfino un Papa ha alzato la sua voce contro la cattiva economia che è causa di sconvolgimenti climatici e quindi di sofferenze e catastrofi nel mondo, la questione finalmente è stata presa sul serio. Dopo la pubblicazione dell’enciclica e fino alla COP21 di Parigi, l’attenzione del mondo sulla questione clima è salita. E, al di là dell’emozione per la perdita di tante vite umane, gli attentati di Parigi hanno messo l’accento sulla questione: l’attacco alla capitale francese è avvenuto infatti al culmine della risonanza mediatica della questione clima, ed è maturato poco prima della conferenza dell’ONU sul clima che doveva mettere in discussione le fonti fossili. In un contesto di conflitti internazionali che sembrano avere come minimo comune denominatore il petrolio, dimostrando quanto la questione sia attuale e scottante.

Allora, se una considerazione c’è da fare, è che quella che la parte sana dell’umanità e l’idea stessa di civiltà stanno vivendo è una vicenda epocale di straordinaria importanza, una guerra nella quale è in gioco il futuro e sulla quale non è possibile abbassare la guardia: né i governi autorevoli, né i media coscienziosi,  né l’opinione pubblica intellettualmente onesta possono farlo. Le conferenze internazionali e le aule scolastiche, le assemblee elettive e le cene tra amici: ogni occasione è utile per creare consapevolezza, per fare cultura e per prendere decisioni su questo tema. Ogni consumatore, ogni elettore, ogni cittadino ha il potere di premiare i comportamenti a favore dell’ambiente e sanzionare quelli che sono contro.

Ma soprattutto, è più che mai urgente consegnare al passato il pregiudizio della necessità dell’economia carbonica e fare spazio all’energia creativa delle giovani generazioni. I pregiudizi sono come gli investimenti sbagliati: trascinano nel presente gli errori del passato. Ma il futuro non è luogo per vecchi: e ciò che è sbagliato, deve essere cambiato.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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