Il coraggio responsabile di un Capo di Stato

Non deve essere per niente facile provare ad esercitare una reale saggezza, motivare e responsabilizzare, quando guardandoti intorno, scorgi non solo paradossale fiacchezza, ma finzione e incapacità. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ci richiama al «coraggio responsabile», un coraggio consapevole. Il passaggio retorico consente di richiamare tutti alla necessità di non lasciarsi prendere da un facile coraggio, che a tratti può essere dannoso, mentre un coraggio responsabile, significa tener conto dei «vincoli e dei condizionamenti oggettivi che non si possono aggirare».

Nel suo messaggio ai Giovani di Confindustria, il Capo dello Stato, cerca di spronare gli imprenditori – ma tutti gli italiani – a guardare con fiducia verso il futuro ricordando quanto il nostro Paese sia stato capace di superare momenti ben più gravi di questo. Forse era tutto più facile quando le macerie erano visibili, quando le città dovevano realmente essere ricostruite, quando non c’era tempo per agire vacui confronti televisivi, quando parte del Parlamento non era eterodiretto da un giullare irresponsabile, quando la responsabilità non era solo un valore ma anche un concetto agito dalla maggioranza della popolazione. Sarà forse a causa della nostra ultima posizione nell’indagine dell’Ocse sulle competenze linguistiche, che ci vede ultimi in relazione alla lettura e alla comprensione dei testi scritti: evidentemente lo siamo anche in merito alla comprensione della realtà e alla capacità responsabile di creare un presente ed un futuro con coraggio e abnegazione.

Per provare a superare le contraddizioni fra austerità e sviluppo non può bastare una piccola manovra da 11,6 miliardi di euro. Fra Trise, Tasi e Tari non c’è spazio per il coraggio, la responsabilità e la consapevolezza. Se ci saranno 14 euro in più nelle buste paga, saranno vanificata dalle complicazioni burocratiche, dalle incapacità non sanate della burocrazia, da uno Stato troppo presente e poco efficiente, dalla mancanza di un disegno strategico che consenta di mettere mano per davvero alla ricostruzione del paese.

C’è bisogno di coraggio per sanare le diatribe e superare i conflitti, di responsabilità per governare con le larghe intese in un’Italia da sempre litigiosa, di consapevolezza per incidere realmente nel tessuto produttivo e rilanciare il paese con una lungimirante politica industriale. C’è bisogno di competenza per essere capaci di interpretare con intelligenza la modernità e superare «anche questo momento per ridare all’Italia quella spinta di orgoglio e fiducia che ci rese nel dopoguerra uno dei paesi più avanzati».

©Futuro Europa®

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