Governo ai ferri corti

Se non fossimo in Italia verrebbe da definire paradossale la situazione politica, ma siccome il belpaese racconta di una vita politica sempre molto travagliata, il periodo attuale non sconvolge più di tanto.

L’(in)attesa condanna di Berlusconi e la sua conseguente ineleggibilità politica, non solo hanno scosso l’intero centrodestra, ma anche e soprattutto il Governo. Su Palazzo Chigi è caduto un gelo paralizzante che tiene tutti col fiato sospeso, dal Premier Letta al Presidente Napolitano.

A tenere accesa la bagarre politica ci ha pensato Epifani e il PD intero, già non troppo impegnato a far fuori Renzi, ha pensato bene di mettere dei paletti sulle carte che si sono scoperte con la sentenza del Palazzaccio.

Tralasciando il dato giudiziale su cui non si vuole discutere, è evidente che la condanna del Cavaliere, dominatore della scena politica degli ultimi vent’anni, crei una significativa instabilità politica nel Paese, non solo perché è il leader del centrodestra, ma perché, volente o nolente, ancora raccoglie il voto di 8-9 milioni di italiani, rappresentando una fetta cospicua del consenso.

Ora la guerra fredda nella maggioranza sta attraversando il suo momento più caldo, nonostante le rassicurazioni lanciate dal palco della manifestazione in Via del Plebiscito il 4 di agosto sulla tenuta del governo, la tensione romana comincia a farsi concreta.

La lotta fra falchi e colombe, sia di centrodestra che di centrosinistra, non fanno dormire sonni tranquilli all’inquilino del Colle, architetto dell’attuale Governo di larghe intese, non solo per le vicissitudini giudiziarie di Berlusconi (speranzoso di un segnale di compassione dal Colle) ma anche per l’evidente distanza che separa le fazioni di maggioranza anche sulle riforme per il Paese.

L’IMU rimane sempre il nodo da sciogliere tra PD e PDL e le nove proposte di Saccomanni sono sembrate una presa in giro per chi (il PDL) considera l’abolizione totale della tassa una delle principali clausole dell’accordo dell’insolita maggioranza.

Ora, l’immobilismo estivo rischia di far bivacchiare ancora per lungo tempo il governo, tutto ciò mentre il paese continua a peggiorare. Da una parte alcune voci cominciano a sostenere che Letta non debba resistere ma fare, altrimenti l’unica soluzione sarebbe il voto anticipato. Dall’altra, coralmente Napolitano e Letta avvisano la maggioranza che il voto anticipato, con questa legge elettorale, non produrrebbe un governo diverso da quello attuale lasciando invariata la situazione di stallo politico.

Insomma tutti rimangono alla finestra sperando che qualcuno compia il primo passo.

© Futuro Europa

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