La Cina investe in Eni ed Enel

L’Italia torna ad attrarre investitori. Questo è un dato di fatto se si considerano le operazioni effettuate su alcune delle maggiori aziende italiane. L’ultimo acquirente in ordine di tempo è la Banca del Popolo, cioè la Banca Centrale Cinese che, con un investimento complessivo di 2 miliardi di euro, ha acquistato poco più del 2% (la soglia che fa scattare l’obbligo di comunicazione alla Consob) di Eni ed Enel. Le quote in mani cinesi in Eni ed Enel sono rispettivamente del 2,1% e del 2,07%.

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, qualche giorno fa ha sottolineato, durante la Lectio Magistralis all’Università di Pavia, il rinnovato interesse dei capitali stranieri sia per i titoli di stato italiani (ormai lo spread viaggia intorno a 175 basis points vs Bund) sia per le società quotate a Piazza Affari. A conferma delle parole del governatore, oltre all’ufficialità degli investimenti cinesi, sono arrivate nelle ultime settimane le notizie dell’ingresso del fondo americano BlackRock nel capitale delle tre principali banche italiane con quote sopra il 5%: il colosso USA detiene il 5,2% di Unicredit, il 5% in IntesaSanPaolo e il 5,7% in Montepaschi.

La partecipazione cinese può essere considerata un investimento strategico anche nello scacchiere politico, considerando che il socio di riferimento di Eni ed Enel è il governo italiano (che detiene il 30,2% di Eni e 31,2 di Enel). Questa operazione è scattata proprio mentre vi sono forti tensioni in Crimea e l’attenzione internazionale sulla questione energetica è tornata dominante; quindi l’investimento cinese è significativo sia sotto il profilo industriale e sia per quanto riguarda le relazioni politico-internazionali. E’ curioso (casuale?) il fatto che la comunicazione delle partecipazioni della Banca Centrale Cinese sia avvenuta proprio durante visita di Obama a Roma, come se Pechino volesse sfidare la superpotenza americana anche sul fronte delle alleanze europee. La Cina, che è il primo creditore degli USA detenendo ingenti quote di debito pubblico americano, sta cercando di diversificare i suoi investimenti focalizzandosi sulle aziende europee ed il caso italiano di Eni ed Enel ne è una testimonianza.

Ci sono diverse ragioni alla base di questo forte interesse per gli asset italiani: le aziende quotate a Piazza Affari sono decisamente sottocapitalizzate e trattano a sconto in confronto ai loro competitor stranieri in quanto, negli ultimi anni, la mancanza di fiducia nel sistema Italia ha tenuto lontani gli investitori anche da aziende solide e con prospettive di crescita. Inoltre i grandi fondi, soprattutto americani, con le politiche ultra-espansive adottate dalla Fed dispongono di molta liquidità che permette loro ingenti investimenti. Un’altra ragione dell’attenzione verso gli asset nostrani è quella dei flussi di capitali che stanno rientrando dai paesi emergenti verso le economie occidentali che nel 2014 dovrebbero tornare a crescere, compresa l’Italia.

Il clima di fiducia che circonda il belpaese è confermato anche dai report di alcune importanti banche d’affari come Goldman Sachs, Credit Suisse e Rbs, le quali sottolineano come i fondamentali del nostro paese siano solidi ma necessitano delle riforme strutturali per poter rilanciare l’economia. La congiuntura globale sta tornando favorevole, l’Italia deve essere capace di cavalcarla. In Cina ci credono.

©Futuro Europa®

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