Aridatece Dorellik

«La ‘fiscion’ in tv ormai è senza più controlli, direi scatenata. E dato il gran numero di produzioni, le idee buone cominciano a scarseggiare. Dopo anni di Commissari del Tuscolano, la stessa casa di produzione ha mosso i passi verso Milano. Più elegante più adatta forse. Intanto però, badate bene, il mafioso ndranghetoso o come volete voi, insomma il cattivo deve essere rigorosamente del sud, meglio se calabro, visto che i siciliani sono un pochino inflazionati; poco importa se poi parla con accento catanese, vai a badare al capello. Ha alcuni figli, numero imprecisato che si andrà a scoprire man mano. Sicuramente uno è cattivo e stupido, amante delle belle donne e delle macchine da corsa, naturalmente Ferrari e naturalmente rosse. Poi c’è un altro figlio, quello che studia a Londra, economia of corse. E già, a questo punto non sentite le note di Nino Rota, che so vi ricordate qualcosa?

Allora, la controparte: tutte le commissarie sono sorriso esenti; mi ricordo le varie attrici dei vari commissariati, nessuna di loro sorrideva, nemmeno quando faceva all’amore con uno che poi sarebbe stato sparato prima della decima puntata. Chissà, forse preveggevano? 

Invece i poliziotti maschi son tutti con passato chiacchierato ma di molto, di molto. Stavolta addirittura aveva osato amare la figlia del boss! A questo punto del film siete già depressi, pensate di scrivere alla Regione Calabria per fare una class action contro la produzione per uso improprio di delinquenza territoriale che, all’improvviso – ta tan! – arriva il politico corrotto, il sindaco corrotto addirittura con tanto di consigliere subdolo, manovrante e mazzetta dipendente. E lì, pioggia di danari. E mentre il boss viene sparato e il figlio cattivo, quello che scimmiotta Sonny Corleone, impreca e sbraita e fuma nei corridoi dell’ospedale, si capisce la scivolata nel sociale. Un poliziotto arrotonda la misera paga di 1400 ‘euri’ al mese facendo il guardaspalle il tira dentro, il butta fuori in un nightclub, convincendo la collega a farlo con lui: sai, dice il tipo, sono 60 ‘euri’ netti! Sembra quasi Renzi Matteo.

Samo alla parodia della parodia. Un esercito di grandi sceneggiatori e scrittori hollywoodiani si rivolta nelle tombe, magari vicino a Marlon Brando. Si intravede, dopo la diffidenza iniziale, che la commissaria ha un passato che presto intreccerà, in un breve futuro, con il commissario bello e maledetto, quello che nota i particolari e che ha amato la figlia del boss.

Insomma una pena. Tutto brutto, tutto vecchio, tutto scontato. Forse il problema è che quelli della mia generazione hanno conosciuto il commissario Maigret di Gino Cervi; forse quello che vediamo adesso in tv vuole essere sempre più esaltante, conturbante, stravagante e invece diventa banale, triste, deprimente e scontato. Come tutto il resto. 

Non ci resta che ricordare il passato e chiedere a gran voce ‘aridatece Dorellik!’»

©Futuro Europa®

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