Quale Europa con Macron

Si è svolto a Bologna, lo scorso 12 maggio 2017, un incontro eccezionale organizzato da Nomisma  presso la sede di The Johns Hopkins University SAIS Europe  con tema “Il nuovo inquilino dell’Eliseo riuscirà a rilanciare  il processo di integrazione politica ed economica europeo? Cosa insegna l’elezione di Emmanuel Macron a un’Italia dove crescono le fratture sociali e lo scetticismo verso le élites?

L’introduzione è stata tenuta dal padrone di casa, Michael G. Plummer e diretto con la sua solita, magistrale capacità di tenere le fila del discorso, dal managing director di Nomisma Andrea Goldstein. Il panel era formato dal Presidente Romano Prodi, dal segretario del PD ex-premier Matteo Renzi e dallo storico Marc Lazar. Spiccate le differenze tra i relatori, l’estrema conoscenza del focus francese, come ovvio che sia, di Marc Lazar, unito al suo perfetto aplomb da professore ed un invidiabile italiano. La differenza di statura tra uno statista che, ricordarlo fa sempre bene, è stato a capo dell’ultimo governo che ha ridotto il debito pubblico e che ci portato in Europa, come il Prof. Prodi, ed il segretario Matteo Renzi. Durante tutto il dibattito si è vista la differenze di approccio un economista prestato alla politica come il Presidente Prodi, ed un politico di professione come Matteo Renzi. Ad una illuminata visione in terza persona dell’ex Presidente della Commissione UE, si è contrapposta spesso l’autocelebrazione dei risultati raggiunti da parte del rientrante in funzione segretario del Partito (ancora aggiungerebbe il Prof. Prodi) Democratico. Che non manca mai di sottolineare l’occasione, a suo rispettabile parere, persa del referendum di ottobre, ma da che parte stesse la platea si è visto subito dalle risate che hanno accompagnato il ricordo dell’intervento in inglese a suo tempo tenuto da Renzi proprio alla SAIS.

Riprendendo il tema che avevo già proposto nella Conferenza Stampa antecedente il convegno, il primo aspetto affrontato è stato riguardo la particolare provenienza politica e percorso seguito da Emmanuel Macron per arrivare allo scranno Presidenziale. Secondo il prof. Lazar è stata un’elezione storica, Macron non era conosciuto, ha creato il suo movimento senza volerlo chiamare, per il momento, partito. Con giovani di 25-29 anni, tutti lo sottovalutavano ad iniziare da Hollande a Valls e lui ha vinto.  Il secondo aspetto è la grande crescita del FN , il terzo è stato il tasso di astensionismo molto forte al secondo turno quando storicamente si ha più al primo. Altro record sono state le schede nulle o bianche, il che significa che molti elettori non si sono riconosciuti (in Francia è necessario registrarsi per votare).  I partiti dovranno rinnovarsi.

Il Presidente Prodi ha sottolineato il ruolo di Macron rispetto la passività della Francia negli ultimi anni, ricordando tutti i vertici dove la Merkel comandava e la Francia assentiva. La Francia è l’Europa, si può tornare al vecchio schema dove la Germania è la forza economica e la Francia quella politica, perché ha potere di veto al Consiglio ONU, perché ha l’arma nucleare, e non ha più neanche il Regno Unito a porre ostacoli. Interessantima l’analisi del Professore sul perché la figlia di le Pen ha raddoppiato i voti, l’essersi liberata delle sue radici die strema destra. Ha proseguito mostrando come in Italia la differenza tra la Lega e Grillo sia che la Lega non si è liberata dei suoi vincoli ideologici, oltre i noti limiti territoriali. Grillo non si sa se è di destra o di sinistra, se glielo chiedete non vi risponderà mai, il problema è se ‘in’ o ‘out’.  Altra caratteristica dei nuovi partiti è l’autoritarismo, il dibattito politico viene considerato superfluo ed inutile se non addirittura fastidioso. Ha ricordato come al primo turno FN abbia preso il 48,3% dei voti contro il 23% di En Marche, e che subito dopo la proclamazione Macron abbia avanzato tutta una serie di proposte a livello europeo. La Germania ne ha subito rifiutate un paio importanti, ma è pregnante il fatto che comunque il neo presidente francese si sia posto in una forte posizione negoziale.

Per Renzi l’esperienza Macron è interessantissima,  ma ha esposto ci sia stata anche una serie di casualità, se Fillon non avesse avuto i noti problemi, oggi saremmo qui a raccontare un’altra storia.  Nel frattempo è morta la sinistra in Europa, i socialisti al 5-6%, in Olanda anche, in Gran Bretagna non crede stiano molto bene nemmeno lì. Sarebbe interessante vedere il Presidente della Commissione Europea eletto direttamente, al momento è irreale ed impensabile, ma è comunque una battaglia da perseguire.  Come dicevamo, ha mostrato di non avere digerito gli accadimenti durante il suo premierato, rimarcando per l’ennesima volta che con “il 41% noi si va a casa, con il 23% si va all’Eliseo”. Su tre direttrici ritiene ci si dovrebbe muovere, sugli Eurobond; sul rispetto delle regole europee, se valgono quelle sul debito, devono valere anche quelle sul surplus. E’ necessario secondo Renzi puntare sulla cooperazione militare e quella digitale su cui la Merkel è sicuramente più disponibile, poi social housing e periferie, dove è importantissimo investire perché l’integrazione si vince lì. E’ necessario infine esportare cultura nei paesi da cui parte l’immigrazione, perché nei prossimi 20 anni, che piaccia o meno,è destinata ad aumentare. Infine sulla scuola ed i periti il problema è la scuola che abbiamo tentato di riformare, ma incontrando forti resistenz.Guardando anche il rapporto alternanza scuola lavoro in Austria e Germania.

Lazar ha evidenziato l’evoluzione delle nostre democrazie , c’è una grande voglia di autorità che non è necessariamente autoritarismo,  si ha voglia di qualcuno che sia un referente, che indichi la strada.  Macron è molto simpatico e cordiale, ma ha una visione gollista del suo ruolo, la sera della sua elezione è arrivato da solo, non con i suoi sostenitori. Sarà un vero presidente o perlomeno cercherà di esserlo. Come reagiranno i francesi alla voglia di essere un ‘vero’ presidente?  I 18-24 anni hanno votato prima per Melenchon, poi per la Le Pen, infine per Macron, per lui hanno votato 24-29, per la Le Pen gli operai, le banlieu, la parte est della Francia.  Fondamentali saranno le elezioni legislative di giugno, con un grande turnover per una serie di motivi. Bisogna vedere se Macron dovrà fare coalizioni, che per la Francia è un caso nuovo.  Sicuramente bisognerà fare la riforma del mercato del lavoro. La coalizione in Francia non è una vera e propria novità, in passato ci sono state, ma quello che è molto nuovo è che avremo questa volta diversi partiti con grandi difficoltà a mettersi d’accordo, il partito repubblicano, il Front Nationale, En Marche, un piccolo partito socialista ed altri minori.  Probabilmente il matrimonio Francia-Germania è destinato a durare e rinvigorirsi, perché la lobby italianista all’interno del Ministero degli Esteri francese è molto minoritario.

Prodi non si è trovato particolarmente d’accordo con Renzi né sulla cultura, né sui problemi della crescita. A parere del Presidente si costruisce con il mezzogiorno in cui la classe dirigente sta sparendo, con la scuola, con l’università, a  Bologna non si trovano 1.000 periti. Il problema non è il 2% di crescita, ma la burocrazia.  In senso ampio, dalla giustizia a tutti gli altri sistemi. Secondo il Professore noi siamo isolati, all’estero non capiscono come vengono prese le decisioni nel nostro paese.” In una recente intervista al Messaggero ho detto che se per assurdo abolissimo il TAR metteremmo assieme un 4% di crescita. La forza francese è il sistema, lo stato, come anche in Spagna, se andate in Abu Dhabi trovate la frutta spagnola, in Italia ci vogliono 2 anni per avere una sentenza, non è compatibile con i tempi dell’economia moderna. Le differenze tra Francia e Italia sono tali che non si può dare la stessa medicina a due malati diversi.

Si chiude con una battuta imperdibile del Presidente Prodi che, in risposta ad Andrea Goldstein che richiamava la ‘rottamazione’ del TAR, esclama “Rottamare è un termine che non  mi è mai piaciuto”, risponde Renzi indispettito “questa da te non me l’aspettavo, non me l’aspettavo proprio”.

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