The world in 2017

Lo scorso 27 gennaio si è svolta la data bolognese della presentazione del volume “The world in 2017” curato dal Managing Director di Nomisma, Andrea Goldstein. Dopo gli avvenimenti sorprendenti, e spesso non positivi, che hanno caratterizzato il 2016, con tanto di previsioni sbagliate come si è visto nel caso della Brexit e delle elezioni statunitensi, il compendio pubblicato vuole gettare uno sguardo attento agli scenari strategici del 2017.

Il panel di esperti chiamato a discuterne gli aspetti è, come di norma a Nomisma, di altissimo livello, dal prof. Giorgio Bellettini dell’Università di Bologna presso cui è Ordinario di Economia Politica (oltre ad avere conseguito un PhD presso la University of Pennsylvania); all’Executive Director del FMI, Carlo Cottarelli (già noto come Mr. Spending Review); il giurista esperto di Diritto Europeo prof. Pietro Manzini di UniBO; ovviamente Goldstein, e la moderatrice dei lavori, Ilaria Visentini, de Il Sole 24 Ore.

Alcuni dati sono stati evidenziati come le possibili, se non probabili, criticità, il protezionismo degli Stati Uniti di Trump che renderanno più difficili gli investimenti all’estero da parte delle aziende statunitensi. D’altro canto il quasi sicuro aumento dei tassi da farte della FED aumenterà la remunerazione degli investimenti esteri negli Stati Uniti con una probabile canalizzazione dei flussi finanziari verso gli USA. Inoltre gli investitori esteri godranno, come ricordato dal prof. Bellettini, della riduzione della Corporate Tax che grava sulle aziende, fino al 50% se Trump manterrà quanto promesso.

Ma a proposito di problemi striscianti, il principale sottolineato dai panelist, in primis da dott. Cottarelli che ne ha curato l’esposizione nel Fiscal Monitor 2016 del FMI, è l’entità del debito mondiale non finanziario, che è raddoppiato 2000 al 2016 arrivando alla strabiliante cifra di 152 trilioni. Una cifra che supera del 225% il pil mondiale, generato dalla crisi che ha impoverito la classe media portandola ad indebitarsi per garantirsi lo stesso livello di benessere di cui godeva prima.  Altrettanta preoccupazione genera il debito pubblico, una quota elevata di questo aumenta la rischiosità del paese insinuando il dubbio ai creditori che questo possa dichiarare bancarotta e quindi non rimborsare il dovuto. Lo spread italiano è la misura dell’affidabilità del nostro paese e tra origine dal macigno del nostro debito pubblico. E’ poi da appuntare che il debito pubblico è detenuto in massima parte dalle banche, con le ovvie ricadute sulla loro affidabilità. Interessante il ragionamento del dott. Cottarelli sul tendenziale al ribasso del debito, un calo annuo del 2-3% sarebbe sufficiente ad abbattere il rischio sistemico del nostro paese del 50%.

In materia internazionale sarà fondamentale il comportamento degli Stati Uniti sotto la guida di Donald Trump, sempre il prof. Bellettini ha esposto come, magari sorprendentemente, il dollaro già oggi sia forte come ai tempi di Reagan. Un ulteriore rafforzamento metterebbe a rischio le economie dei Brics, o perlomeno di alcuni di essi. Il tutto nasce dalla valuta di denominazione del debito, un dollaro forte renderebbe quasi impossibile il rimborso del debito.

Goldstein ha infine metto il focus sulla politica dell’amministrazione Trump, il neo presidente ha dichiarato che secondo lui i messicani sono tutti ladri e stupratori, ed in questo senso va interpretata la costruzione del muro al confine sud degli Stati Uniti. Ma la ritrosia di Trump si estende a tutti il popolo ispanico, malgrado nel pase vivano 55 milioni di hispanos, al governo non hanno nemmeno un rappresentante, mentre in passato coprivano due dicasteri chiave. Cosa comporterà la nuova linea politica statunitense? Che la chiusura verso il mondo hispano ed il rafforzamento del dollaro potrebbero aprire i mercati del Sudamerica alla Cina, che già da tempo è molto attenta a questo versante.

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