Duemilaquindici o diciotto?

Neanche il tempo di sistemare gli scatoloni nello studio di Palazzo Chigi, che già ci si interroga sulla durata del nuovo Esecutivo targato Matteo Renzi. Le ipotesi sono due: Esecutivo breve fino al 2015 con sola riforma elettorale e poco altro o Esecutivo fino a fine Legislatura nel 2018.

Andiamo però con ordine. Il sostenitore principe delle elezioni nel 2015 è sicuramente Berlusconi. Il Cavaliere immagina una breve esperienza per Renzi; infatti l’idea del leader di Forza Italia è quella di non protrarre l’attuale Governo troppo a lungo, sia per ovvie ragioni di età anagrafica (nel 2018 avrebbe 82 anni) sia per non lasciare per così tanto tempo la scena in mano all’ex Sindaco di Firenze. In effetti, alcune fonti sostengono che l’accordo sancito tra Renzi e Berlusconi, in occasione delle consultazioni, fosse proprio questo: subito una legge elettorale per mettere all’angolo i piccoli partiti e, dopo il Semestre Europeo di Presidenza, elezioni. Così Berlusconi avrebbe il tempo per scontare i servizi sociali e rimanere comunque ancora parte attiva della vita politica.

Questo discusso accordo (sia a destra che a sinistra) ha però visto il suo più strenuo oppositore proprio nel nell’ex delfino di Berlusconi, Angelino Alfano. È infatti proprio il Nuovo Centro Destra a sostenere in maniera netta la linea del mandato fino a fine legislatura, spinto da evidenti necessità politico-organizzative. In primo luogo, come già ricordato, le elezioni nel 2018 aumenterebbero le possibilità di escludere Berlusconi dalla leadership del centrodestra per le limitazioni anagrafiche, inoltre il nuovo movimento nato dalla costola del PDL avrebbe tutto il tempo necessario per darsi una costituzione organica su tutto il territorio, misurandosi a livello locale nelle future elezioni amministrative.

Questa linea si è resa evidente nel recente braccio di ferro sui tempi della futura legge elettorale. Alfano ha preteso ed ottenuto di procedere a ridisegnare la legge solo per la Camera e di riservarsi le regole per l’elezione del Senato a dopo le riforme Istituzionali. Questa mossa, che di fatto spezza il patto tra Berlusconi e Renzi, ha non poco irritato il presidente di Forza Italia, il quale si è trattenuto a lungo al telefono con il Presidente del Consiglio che ha dovuto mettere una pezza per salvare l’accordo.

La riforma per la sola Camera di fatto tenta di ipotecare il Governo fino al 2018 secondo le strategie dell’NCD tagliando fuori dai giochi Berlusconi. L’ultima chance rimasta al Cavaliere è quella di accelerare sulla riforma del Senato dove, immaginando un certo ostruzionismo da parte di Alfano, la situazione non è destinata a sbloccarsi nel breve periodo.

Così le quotazioni 2018 salgono vertiginosamente, incalzati dall’Europa che chiede stabilità e riforme sembrerebbe non esserci margine per un breve esecutivo. Ma le dinamiche politiche a cui ci siamo da anni abituati promettono di riservarci sorprese e forse anche qualche colpo di scena.

©Futuro Europa®

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1 Commento per "Duemilaquindici o diciotto?"

  1. Giovanni Jannuzzi | 11 Marzo 2014 a 14:37:36 | Rispondi

    E se imparassimo a giudicare i governi per quello che fanno e decidessimo se Renzi merita di durare,in base a questo e non alle comvenienze tattiche di Berlusconi, Alfano o altri?

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