Franco Bucarelli, oltre mezzo secolo di giornalismo

Pubblica il suo primo articolo firmato l’11 Settembre del 1950 sul Corriere dello Sport a solo 17 anni.  Dopo una laurea conseguita negli Stati Uniti diventa “ricercatore di notizie europee” presso le due prestigiose riviste americane Time e Life. Nel giro di poco tempo inizia a collaborare con ABC Tv News e comincia la sua avventura come inviato di guerra. Tornato in Italia si dedica per moltissimi anni al GiornaleRadio della RAI dove diviene il  “giornalista d’assalto” che racconterà gli anni di Piombo, le catastrofi naturali in Italia, il Medio Oriente, l’Afghanistan, per poi passare all’informazione televisiva anche per altre testate, fino ad arrivare ai giorni nostri e ricoprire il ruolo di Vaticanista. Tutto ciò è Franco Bucarelli, al quale abbiamo rivolto alcune domande anche sollecitati dal suo sito nel quale sono raccolte le testimonianze di un professionista che ha descritto fatti e incontrato protagonisti della Storia recente “adottando il principio che occorra sempre raccontare unicamente la verità”.

Quando parla del giornalismo, dice di viverlo come missione. Cosa intende per “missione”? Lei lo vede come la necessità di raccontare la verità, la storia, gli eventi o come una sorta di vocazione, di apostolato?

Giornalista, nel senso che si nasce giornalisti come si nasce pittori, avvocati o assassini: è una vocazione. Si può fare questo lavoro con onestà, o per soddisfare l’ego. Io ho girato il Mondo per informare chi non può “sapere”. La curiosità è una dote straordinaria che mi è stata donata. Per 60 anni ho raccontato fedelmente quello che accadeva nei quattro angoli del Mondo. La gente ha il diritto di essere informata. Oggi l’informazione non è più quella di un tempo. Il computer ha ucciso il giornalismo. Gli inviati speciali sono rari. Ci si affida al computer, gli editori così risparmiano. Tenere la persona in redazione è più facile. Non c’è più giornalismo d’assalto.

Nella sua vita ha avuto il privilegio di incontrare sei Papi, cosa già inusuale, ma che forse per esperti vaticanisti è quasi “normale”. Lei però è l’unico da aver “strappato” una intervista a Papa Giovanni Paolo II davanti alle cucine di un parrocchia di periferia. E’ storia vera?

In realtà l’intervista non fu strappata. Ebbi l’intelligenza di seguirlo molte Domeniche nei suoi giri parrocchiali quando tutti seguivano i suoi viaggi. La parrocchia per Papa Giovanni Paolo II rappresentava il riassunto dell’umanità e lui aveva scoperto l’importanza della parrocchia. Un giorno lo incontrai e gli chiesi: “Un suo pensiero sulla Parrocchia, Santità”. Una sera arrivò una telefonata poco prima di cena. “Il Papa ti vuole parlare”. Lo raggiunsi con un giovane operatore che svenne appena lo incontrò. Ci fu un po’ di trambusto e io ebbi appena il tempo di mettere un’ immagine di Gesù davanti allo scolapasta del parroco, per dignità. Così riuscii ad avere 20 minuti di intervista esclusiva, lunga e personale, in un luogo così singolare. Il Papa polacco rimase un grande amico ed oggi sono impegnato a seguire l’apertura del Museo intitolato a Giovanni Paolo II che verrà inaugurato l’8 Aprile a Wadowice, città natale di Karol Wojtyla.

Leggendo la sua biografia sembra di vivere in un film. Credo che lei abbia conosciuto tutti gli uomini e le donne che hanno costruito la Storia dell’ultimo mezzo secolo. Da veri santi come Padre Pio a “quasi santi” come Wyshynsky e Glemp, veri gangster come Lucky Luciano e Joe Adonis a tantissime donne, belle e potenti. Tra queste, una è tornata di attualità, Yulia Timoshenko. Cosa pensa dell’attuale situazione in Ucraina? Mosca si rifarà sul Paese che ha osato voltargli le spalle?

Credo che prima o poi si risolverà al meglio perché non si può creare conflitto in un Paese strategicamente importante. Il gas russo attraversa Crimea e Ucraina, non possiamo diventare dipendenti solo dei Paesi della sponda Nord del Mediterraneo. In questo conflitto più che volontà di Putin di separare la Crimea c’è dietro la potente Chiesa di Mosca. Non dimentichiamo la storia degli Uniati, Cattolici ortodossi ucraini che hanno aderito alla Chiesa cattolica. Questo aspetto sotterraneo sfugge a tutti gli osservatori. La Chiesa Uniate ucraina ha resistito alla prepotenza degli zar e il Patriarcato di Mosca non perdona gli Uniati. La chiesa ortodossa russa ha un enorme potere; prova lampante è che non hanno mai permesso a Giovanni Paolo II, il “Papa polacco”, di andare a Mosca. Il Patriarcato di Mosca aveva detto no, e Papa Wojtyla morì con questo grande desiderio nel cuore.

Gran parte della sua carriera l’ha passata a scrivere di Medio Oriente. Ha visto tanta violenza, soprattutto sui bambini. Oggi la situazione è forse peggiore di 20-30 anni fa, la Siria ci ricorda ogni giorno quanti civili, quanti bambini muoiano in quella parte di Mondo. Secondo lei esiste una via di uscita?

Tutte le guerre in Medio Oriente hanno visto pagare per primi i bambini. Ho ancora davanti agli occhi le immagini di Sabra e Shatila. Secondo me non c’è via di uscita, in gran parte per la miopia degli americani. Saddam, Gheddafi, Sadat uccisi e poi? Mubarak? Propaggine di Mosca, parla meglio il russo dell’arabo, ha studiato in URSS. In Medio Oriente non ci sono più uomini che hanno carisma, sono pupazzi manovrati dalle grandi potenze esterne. Nasser, Nehru, Tito, Ceausescu avevano dato in qualche modo impulso al Terzo Mondo. Fra 30 anni i Paesi arabi avranno finito il petrolio, la desertificazione avanzerà, così come la fame. E’ finita l’era dei Begin e Sadat, nemici che sanno anche darsi la mano. E’ vero che Pace in Medio Oriente significa Pace nel Mondo. Spero di vederne la soluzione ma sono poco fiducioso.

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