Rassegna stampa estera

Diversi spunti di riflessione arrivano dalla stampa estera questa settimana. Interessante l’analisi di Françoise Fressoz, editorialista di Le Monde, che mostra come il nostro nuovo Premier sia per Parigi un “sorvegliato speciale”: la sua rivoluzione immediata e radicale preoccupa molto Hollande, che deve presentare al Parlamento, ad Aprile, il “suo” patto di competitività, “risposta all’ansia che ha di finire il suo quinqennato a capo di un Paese che, per mancanza di brillantezza, sarebbe diventato il cattivo alunno dell’Europa”.  Ashoka Mody sul Guardian afferma che “il cambio di leadership generazionale è un’opportunità per l’Italia”, ma si chiede anche “L’Italia può rompere con il passato?”. Matthew Dalton dalle pagine del Wall Street Journal riporta la tagliante sentenza emessa dalla Commissione Europea mercoledì: “i problemi economici dell’Italia devono essere osservati a vista ed esigono misure politiche forti”. La Commissione ha anche messo sotto pressione il Paese affinché riduca il deficit di Bilancio. Molto bello, e crudo, il commento che Philippe Ridet fa nel suo Blog su “La Grande Bellezza”. “Jep e Romano sono esemplari di un Paese che non crede più molto in sé stesso”. In molti si sono voluti fermare alla definizione superficiale di “bellezza”, ma, come dice il giornalista di Le Monde, c’è molto di più. La verità a volte fa male, per quello ci si ferma alla superficie. Ma il Paese deve ripartire. Il viaggio del Primo Ministro in Tunisia è stato ripreso da molta stampa maghrebina. Una bella intervista di Anais Lefébure su JOL (ripresa da Al Huffington Post, la versione dell’Huffington Post per il Maghreb) fatta a Jean François Coustillière, specialista in relazioni internazionali nel Mediterraneo, ne spiega i perché: “Vuole in qualche modo giocare, presso l’UE, la carta dell’avvocato del Mediterraneo cominciando dalla Tunisia”. Ma c’erano anche economia, Immigrazione,imprenditoria e sicurezza nei dossier portati a Tunisi. Italia protagonista giovedì per aver ospitato un importante summit sulla Libia, protagonista con una punta di amarezza. Come scrive il giornale economico marocchino Medias24, “una conferenza eclissata dall’Ucraina. Kerry, Lavrov, Fabius e Steinmeier comunque presenti”.

“La nuova Ministra italiana per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, ha aperto giovedì a Roma una conferenza internazionale sull’aiuto alla stabilizzazione della Libia. La Conferenza è stata ampiamente offuscata dalle trattative sulla crisi ucraina, soprattutto per la presenza dei capi della diplomazia americana, russa, francese e tedesca.” (…) (AFP per Medias24, Ouverture d’une conference sur la Libye éclipsée par l’Ukraine, 6 Marzo 2014)

“Per lungo tempo, la Francia si è vista in una situazione privilegiata, protetta per la qualità delle relazioni franco-tedesche che facevano si che l’Europa non potesse essere costruita senza l’asse Parigi-Berlino. Ma oggi lo scarto di competitività con la Germania cresce mentre Paesi come Spagna e Italia che rappresentavano la maglia debole cominciano a risollevarsi” scrive Françoise Fressoz su le Monde del 28 Febbraio. Secondo la giornalista, quello che preoccupa Hollande, che non crede al modus operandi di Renzi, giudicato troppo “marziale”, è che invece il suo fare rivoluzionario, pur avendo molti “buchi” nelle proposte di riforme porti l’Italia alla crescita. “Il Presidente francese farà delle economie ma appena quello che serve per rianimare la crescita, con la speranza che questa crescita gli permetterà di farne in seguito il meno possibile (…) ecco perché per la Francia è così importante sapere se Matteo Renzi è un parolaio, o no.”  (F. Fressoz, Hollande craint que Renzi réussisse à rédressere l’Italie, Le Monde)

Ashoka Mody sul Guardian titola il suo pezzo Matteo Renzi ha sto break Italy from its past. Afferma che “L’Italia ha bisogno di investimenti audaci in istruzione e infrastrutture se vuole veramente intraprendere il cambiamento generazionale di cui ha bisogno (…) Il cambio di leadership generazionale è un’opportunità. Ma l’Italia può rompere con il passato? Che i Governi italiani siano di breve durata è la norma. L’infinito dramma politico è il riflesso della competizione per il potere e le risorse che va ad intrecciarsi al radicato malessere economico. Cronicamente incapace di sistemare la loro economia domestica, le elite italiane su stanno agitando nuovamente per trovare una soluzione, questa volta con il rischio di perdere legittimità democratica”. Mody riporta il monito dello scienziato americano Jared Diamond che avvisa che le crisi non sempre portano al rinnovamento, per questo, scrive il giornalista, “l’Italia non può più stagnare. Un vero rinnovamento generazionale (…) necessita investimenti audaci nell’istruzione e nelle infrastrutture.” (…) (A. Mody, The Guardian, 1° Marzo 2014)

Brutte notizie da Bruxelles, come riporta Matthew Dalton su The Wall Street Journal. “La Commissione ha stimato che sebbene esistessero squilibri economici in Germania, questi non erano eccessivi (…) Gli squilibri rilevati in Italia invece secondo la Commissione lo sono. Il livello troppo elevato del debito pubblico e la crescita troppo debole della produttività sono i principali problemi di Roma. L’Italia, secondo Bruxelles, dovrà registrare una crescita record e importanti eccedenze per riportare il suo debito a livelli sostenibili.” (…) (M. Dalton, EU Sees ‘Excessive’ Imbalances in Italian Economy, WSJ, 5 Marzo 2014)

Philippe Ridet comincia il suo articolo così: “Non roviniamo la festa tricolore. La ‘Grande Bellezza’, il film di Paolo Sorrentino che ha vinto lunedì 3 Marzo l’Oscar come migliore film straniero, era probabilmente il migliore tra i quattro lungometraggi con i quali concorreva nella sua categoria. Che questo basti a portarlo al rango di opera d’arte e stendardo della riconquista, basta un passo che i media e la politica hanno ampiamente oltrepassato. Che il film non sia stato accolto alla sua uscita nel Maggio del 2013 con critiche ditirambiche, che il pubblico lo abbia classificato al 19° posto nel box-office, poco importa; oggi la cosa più urgente è gioire per la ‘vittoria dell’Italia’ (…) Nessuno sembra volersi rendere conto che la questo titolo è la piena rappresentazione dell’antifrasi ironica. La bellezza di cui si parla è in gran parte sparita, inghiottita dalla volgarità, la rinuncia e il disincanto dei personaggi.” (…) (P. Ridet, L’Italie rit de se voir dans le miroir de <La Grande Bellezza>, Campagne d’Italie, Le Monde, 4 Marzo 2014)

Purquoi l’Italie de Matteo Renzi se tourne vers la Tunisie avant l’Europe, è il titolo dell’intervista svolta per JOL da Anais Léfebure allo specialista di Mediterraneo, Jean François Coustillière. La domanda centrale è perché Renzi abbia scelto Tunisi e non Bruxelles nell’intraprendere il suo primo viaggio istituzionale. Risponde Coustillière: “Molti argomenti possono giustificare questo annuncio. Innanzitutto c’è il sentimento, in Italia, che l’UE la consideri come un partner di seconda scelta, chiedendogli tuttavia molto in cambio, e l’Italia ha probabilmente bisogno di affermarsi nei confronti dell’Unione Europea. Matteo Renzi, che è un uomo frettoloso, ha scelto i dossier prioritari (…) Matteo Renzi vuole assolutamente riportare la politica italiana sul Mediterraneo, che è per l’Italia un elemento centrale della sua politica estera, un po’ dimenticato dal suo predecessore.” (Anais Léfebure, JOL,  28 Febbraio 2014)

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