Lombardia verso il voto

A maggio andranno al voto in Lombardia 1043 comuni: quasi il 70% dei comuni lombardi e poco meno della popolazione totale. La regione motore d’Italia è quella con il maggior numero di comuni che dovranno rinnovare la propria amministrazione e, come spesso accade, queste elezioni saranno un po’ il termometro degli equilibri politici nazionali.

Benché in questi giorni si parli di timidi segnali di ripresa determinati anche da incrementi degli ordini delle industrie manifatturiere, la Lombardia, più di altre regioni, ha sofferto molto la crisi economica di questi ultimi anni, in parte a causa della riduzione di competitività del sistema Paese, in parte dovuta alla concentrazione di imprese e delle relative chiusure per effetto delle contrazioni dei consumi.

Lo scoglio amministrative riguarderà sia PD che Forza Italia, quest’ultimo più del primo perché il 2009, anno di culmine della popolarità di Berlusconi, ha visto il partito del Cavaliere vincente in molte realtà territoriali, oltre alla spaccatura con il Nuovo Centro Destra di Alfano, formazione che ha fatto confluire gran parte degli esponenti politici di Comunione e Liberazione, vera potenza nella regione padana. Per tutto il centrodestra sarà importante capire quale strategia e quali alleanze mettere sul tavolo per rendersi veramente competitivi, soprattutto per potersi riconfermare alla guida dei tre capoluoghi di provincia che andranno al voto (Bergamo, Cremona e Pavia) dopo la debacle subita nella tornata 2013.

Il PD, dal canto suo, in regione Lombardia non passa certo un buon momento. Una opposizione sterile al Pirellone (sede del Consiglio Regionale) e una non brillante amministrazione del Capoluogo Meneghino, hanno portato l’elezione del nuovo segretario Regionale Alessandro Alfieri con solo 24 mila votanti, quando alle votazioni per il suo predecessore Maurizio Martina avevano partecipato circa 300 mila lombardi. Una defezione che lancia segnali importanti sullo stato di salute in Lombardia del Partito democratico, che spera di riconquistare credito sulla scia della novità renziana.

Tra Forza Italia e PD alle prese con la loro riorganizzazione territoriale c’è anche la Lega. Il Partito di Salvini – milanese doc – sta puntando moltissimo sulla propria ricostruzione che parte da una maggiore attenzione al territorio. Oggi le sue roccaforti dell’alta Lombardia si sono notevolmente indebolite, un po’ per la delusione generalizzata del sistema politico, un po’ per i turbinii degli anni scorsi. Intanto, non più tardi di 12 mesi fa, alla guida della Regione è finito Roberto Maroni, il quale sta guidando una delle regioni tra i quattro motori d’Europa (Baden-Württemberg, la Catalogna,  Lombardia e il Rodano-Alpi).

Sicuramente a maggio il principale protagonista sarà l’astensionismo. Un primo assaggio è arrivato dalle recenti elezioni in Sardegna che, pur essendo una regione in una situazione particolare, ha visto recarsi alle urne poco più del 50% dei cittadini sardi.

Come già accennato la Lombardia ha sofferto molto la crisi economica e i suoi imprenditori si sono sentiti spesso abbandonati dalle proprie istituzioni. Inutile nascondere che la sfida più grande sarà per il centrodestra che negli imprenditori lombardi ha sempre riscosso il maggior successo.

E il successo di uno (il centrodestra) o dell’altro (il centrosinistra), come è sempre stato, darà forti indicazioni su quale strada politica si incamminerà l’elettorato, anche perché alcuni osservatori sostengono che, se la politica si fa a Roma, i trend politici li si definisco a Milano.

©Futuro Europa®

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