Affaire Mastrapasqua, gestione INPS sotto accusa

Si è conclusa la settimana scorsa con le dimissioni da Presidente dell’Inps il ciclone di eventi negativi che ha investito Antonio Mastrapasqua e che ha portato allo scoperto alcuni scandali relativi a “Mister 25 poltrone”. Procediamo con ordine e cerchiamo di fare chiarezza sulla vicenda, che ha inevitabilmente riacceso i riflettori sul conflitto d’interesse.

Era fine gennaio quando una delle principali associazioni di consumatori attive nel nostro Paese, Adusbef, presentava alla Procura della Repubblica una richiesta di apertura d’inchiesta volta a chiarire la posizione dell’allora Uomo delle pensioni. A Mastrapasqua veniva contestata la gestione dell’Inps oltre che un forte conflitto d’interessi dovuto all’occupazione simultanea di 25 super-incarichi, per un presunto introito di 1.200.000 euro l’anno. In particolare, secondo la denuncia dell’Adusbef, le cariche collezionate da Mastrapasqua comprendevano ruoli di prestigio nel Gruppo Equitalia (dove sedeva come azionista nel CdA, ma era anche Vicepresidente di Equitalia, Equitalia Centro ed Equitalia Nord oltre che Presidente di Equitalia Sud), in Telecom (dove tra le altre cose era sindaco supplente di Telecom Italia Audit e di Telecom Italia Media, la società a cui fa capo la rete televisiva La7) e nel Gruppo Eur S.p.A. (controllato dal Tesoro e partecipato dal Comune di Roma). Contemporaneamente il commissario unico Inps ricopriva il ruolo di Presidente del collegio sindacale di Adr engineering, del Gruppo aeroporti di Roma, di Quadrifoglio S.r.l., Fintecna immobiliare (Tesoro) e Rete autostrade mediterranee (Tesoro), ma anche di sindaco della casa cinematografica Fandango, del Consorzio Elis per la formazione professionale superiore (che fra i suoi soci vanta aziende del calibro di Eni, Telecom, Finmeccanica, Anas, Acea, Trenitalia e Poste Italiane, solo per citarne qualcuna) di Coni Servizi e perfino di Autostrade per l’Italia. Nel lungo elenco presentato da Adusbef, Mastrapasqua figurava anche come Amministratore delegato di Italia previdenza e Presidente del collegio sindacale di Groma S.r.l., società che appartiene alla Cassa previdenziale dei geometri, e di Idea Fimit, la Sgr immobiliare nata dalla fusione di First Atlantic e Fimit.

Quest’accusa è intrinsecamente legata a quella della gestione dell’Istituto nazionale di previdenza sociale in quanto Mastrapasqua avrebbe gonfiato di proposito le cartelle dell’ente previdenziale per destinare una somma complessiva di 85 milioni di euro fra rimborsi non dovuti e “presunto vantaggio patrimoniale” all’Ospedale Israelita di Roma, di cui è Direttore generale. La vicenda ha richiamato la necessità oltre che l’urgenza di affrontare un tema delicato come quello del conflitto d’interessi. A tal proposito, il premier Letta ha invitato le forze politiche del Paese a “disciplinare l’incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un regime di esclusività volta a prevenire situazioni di conflitto d’interesse”.

Le indagini della Procura di Roma – così fortemente volute da Adusbef (in una nota diffusa la settimana scorsa, l’Associazione si è felicitata per l’apertura del fascicolo) – stanno facendo il loro corso, anche se già emergono le prime “anomalie”. Nel 1997 Mastrapasqua è infatti stato condannato a dieci mesi di carcere per aver comprato alcuni esami universitari con la complicità dei bidelli (anch’essi finiti nel mirino della Procura). Anche se “pare” che poi abbia ri-discusso regolarmente la Tesi di Laurea. La posizione di Mastrapasqua si aggrava ulteriormente perché va da sé che, in assenza di una laurea “legittima”, avrebbe difficilmente potuto occupare tutti gli incarichi che ha ricoperto e continua a ricoprire.

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