Bitcoin, realtà o miraggio?

Una cosa è certa, il mondo corre a due velocità: da una parte abbiamo la realtà che si muove ad un ritmo veloce, velocissimo; dall’altra abbiamo la Legge che fatica a stare dietro alle continue evoluzioni (economiche, tecnologiche, sociali e culturali) in atto sulla scena globale, lasciando aperti dei vuoti normativi. Fra i fenomeni in attesa di essere meglio inquadrati (non solo per le implicazioni sul commercio, ma anche alla luce dello scandalo in cui sono stati recentemente coinvolti i suoi fondatori, Robert Faiella e Charlie Shrem) e regolamentati vi è sicuramente quello del Bitcoin, una moneta virtuale nata il 3 gennaio 2009 che può essere scambiata fra gli utenti o utilizzata per acquisti di vario genere, senza l’intermediazione delle banche.

Dopo un esordio in sordina, i Bitcoin stanno conoscendo un momento di fortuna come valuta alternativa a quelle coniate dalle grandi istituzioni finanziarie, che proprio in questo periodo, complice il periodo di crisi economica, stanno passando attraverso un calo sistematico dei consensi. Queste monete – il cui valore è stato stimato intorno ai 1.000 dollari (fonte: The Verge) – sono accessibili attraverso un network decentralizzato (sono messe in circolazione da più soggetti od organizzazioni, i cosiddetti “miners”, che si occupano appunto dell’estrazione dei Bitcoin) e vengono comprate attraverso piattaforme online dedicate. L’ultimo tassello della catena sono i colossi dell’hi-tech e le startup che stanno investendo in questo canale e sviluppando soluzioni tipo e-Wallet per la riconversione o l’accumulo dei Bitcoin.

Il fenomeno Bitcoin sta lentamente conquistando anche il nostro Paese, dove il conio virtuale può essere utilizzato in svariati esercizi commerciali: dai B&B ai negozi di informatica e i servizi di assistenza IT, l’elenco è nutrito e può essere liberamente consultato sulla mappa interattiva CoinMap.org. Da qui la proposta di emendamento al Decreto Legge Destinazione Italia presentata da un parlamentare di SEL, l’On. Sergio Boccadutri, con l’obiettivo di riconoscere e regolamentare la cripto-moneta, favorendo lo sviluppo del commercio elettronico (in Italia l’83% delle transazioni avviene in denaro contante. Fonte: Bankitalia, dicembre 2013). Come illustrato su Twitter dal deputato, l’emendamento prevede che, in caso di trasferimenti di denaro superiori a 1.000 euro, venga identificato il titolare effettivo del pagamento (al momento le transizioni sono criptate e completamente anonime).

E’ ancora troppo presto per sapere quali saranno gli sviluppi futuri di tale norma, ma, a prescindere da quale sarà il suo itinere, rappresenta un importante tentativo di legittimazione dei Bitcoin. Se, infatti, l’emendamento venisse approvato e diventasse a pieno titolo Legge, il denaro virtuale verrebbe almeno sulla carta equiparato a quello contante e sottoposte alla medesima legislazione (anche sul contante è stato introdotto il limite di 1.000 euro). A quel punto sarebbe necessario l’intervento della Banca d’Italia per rendere effettive le misure e verificare che le transazioni effettuate con Bitcoin avvengano nel pieno rispetto delle norme di anti-riciclaggio del denaro. Solamente la scorsa settimana, giusto per capire le implicazioni di questa valuta nata da e per il web, il dipartimento americano di Giustizia ha confiscato quasi 30mila Bitcoin, per un valore complessivo di 28 milioni di dollari.

Come però spesso accade in Italia, la proposta dell’On. Boccadutri ha spaccato in due l’opinione pubblica nazionale. Sono in molti a sostenere che i Bitcoin hanno una rilevanza minima e il loro utilizzo è limitato ad una ristretta cerchia di persone. Le cripto-monete insomma non rappresentano – almeno per il momento – una priorità per il Paese o comunque non da richiedere un intervento normativo di tale urgenza. Vedremo che cosa succederà nei prossimi sei mesi, durante i quali le forze politiche saranno a chiamate ad esprimersi riguardo all’emendamento.

©Futuro Europa®

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