Cronache britanniche

Londra – Il divario sociale tra classi nel Regni Unito si legge sempre di più attraverso le lenti del sistema educativo di secondo grado. Il numero di scuole secondarie private è in netto aumento e non solo frequentate dai figli dell’elite britannica. Infatti, le immatricolazioni di studenti stranieri sono cresciute esponenzialmente, in particolar modo quelle di cinesi.

Secondo uno studio di Hurun, il Regno Unito è la meta internazionale più ambita per gli studenti delle ricche famiglie del dragone rosso, con un 29% di preferenze tra investitori e imprenditori cinesi, scavalca persino gli Stati Uniti, tradizionalmente terra di formazione per l’elite cinese. Sembra dunque aver funzionato l’invito del sindaco di Londra, Boris Johnson, che durante un recente viaggio a Pechino, ha incoraggiato gli studenti cinesi a considerare Londra e il Regno Unito come trampolino di lancio per un’educazione e una carriera internazionale, assicurando allo stesso tempo un rilassamento delle procedure burocratiche per ottenere il visto. Il sempre più stretto rapporto bilaterale tra Cina e Regno Unito in campo educativo è stato rafforzato la scorsa settimana da un investimento di $200 milioni del fondo di private equity britannico CVC Capital Partners nel gruppo cinese EIC Group Ltd che assiste gli studenti cinesi nel trovare opportunità di studio all’estero.

Certamente l’incremento del numero d’istituti privati, con tasse scolastiche salatissime (fino a £30.000 l’anno), non ha oscurato la presenza in Gran Bretagna d’istituti pubblici d’eccellenza. Proprio per assicurare la qualità formativa di questi istituti, Anthony Seldon preside del famoso Wellington College in Berkshire, ha proposto di far pagare una tassa di 20.000 sterline ai genitori più abbienti (con reddito superiore ai £80.000) che mandano i figli a studiare nelle scuole pubbliche migliori. L’iniziativa servirebbe così a tutelare i figli delle classi meno abbienti che rappresentato solo il 3% del totale degli studenti immatricolati nelle migliori scuole del Paese.

Insomma, pare proprio che per sfruttare le migliori opportunità lavorative e scalare rapidamente i ranghi nel dinamico e “meritocratico” mercato del lavoro britannico, sia sempre più necessario un oneroso investimento nell’educazione secondaria. Mentre la stratificazione sociale in UK avanza anche forse per un sistema educativo privatistico sempre più pronunciato, le nuove “leve” straniere vanno a rimpolpare una parte non trascurabile dell’economia grazie ai loro investimenti e permanenza prolungata (spesso almeno 8 anni tra studio e lavoro). Quello britannico si conferma dunque essere, forse non il più etico ma certamente tra i più “produttivi”, sistemi d’istruzione al mondo.

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