Olivero, Popolari: no a FI, sì ai liberali

Sì a una casa che possa unire tutti i popolari e i liberali italiani ma porte chiuse a Silvio Berlusconi. Il senatore del gruppo Per l’Italia Andrea Olivero accoglie positivamente il suggerimento del direttore di Formiche.net Michele Arnese per la nascita di un “vero, grande partito popolare per l’Italia” al di là di “solipsismi infruttuosi” all’interno di uno schieramento di centrodestra. Ma avverte Angelino Alfano che Forza Italia non può farne parte.

Senatore, quant’è vicino un nuovo partito popolare italiano che riunisca tutti i vari movimenti ora in ordine sparso?
È il nostro obiettivo. Resto convinto che la logica da far prevalere non sia quella dei partitini per tutelare qualche personaggio della Seconda Repubblica. La meta è quella di riunificare tutta l’area popolare e ci sono due elementi che rendono praticabile questa strada.

Quali?
Stiamo vivendo un passaggio epocale di cambiamento. L’accelerazione che ha portato Matteo Renzi sotto questo profilo è positiva. Il nuovo segretario sta cambiando il volto al Pd. Tocca a noi raccogliere la sfida e fare lo stesso in ambito popolare. E poi credo ci sia bisogno nel Paese di quel riformismo sociale che è mancato al governo Monti e che ci caratterizza. Le condizioni ci sono, basta solo abbandonare egoismi personali e vecchie rendite di posizione.

Alle Europee dunque lista comune dei Popolari?
Le Europee sono una tappa e ben venga se a quell’appuntamento riusciremo già a dare un segnale tangibile. Ma il traguardo è una convergenza più ampia, senza paura.

Con Alfano?
Il Nuovo Centrodestra deve rendersi conto di quanto è diversamente berlusconiano. Il primo passaggio per un nuovo popolarismo è distinguere tra popolari e populisti. Questo è un punto dirimente: neanche lontanamente noi pensiamo di guardare indietro e sostenere Berlusconi e l’operazione archeologica a cui è votato con Forza Italia.

Con gli ex compagni laici di Scelta civica nessuna possibilità di dialogo?
Credo che Scelta civica stia lavorando a un’intesa con l’area del Centro democratico e quindi sia strettamente legata al percorso renziano. Mi domando solo se questa strategia consenta un posizionamento autonomo del movimento o se rischia di venire risucchiato dalla logica bipartitica a cui mi pare punti Renzi.

La casa dei popolari è anche quella dei liberali?
Guardiamo con estremo interesse ai liberali, la casa è aperta anche a loro. Credo che il popolarismo sia la fusione proprio tra il mondo popolare e quello liberale. I primi contatti sono stati avviati e vanno portati avanti con determinazione.

Alle Europee sarà forte il vento anti-euro tra M5S, FI e Lega. Come pensate di combatterlo?
Vogliamo dire ai cittadini qual è la realtà. L’Europa non è una matrigna, è uno strumento per la crescita dell’Italia. Occorre difendere i successi ottenuti e dire a quale idea di Europa facciamo riferimento. Sicuramente la collocazione nell’orizzonte del Ppe riuscirà a inquadrare meglio la nostra battaglia.

[NdR – L’intervista, realizzata da Fabrizia Argano è apparsa su Formiche.net]

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2 Commenti per "Olivero, Popolari: no a FI, sì ai liberali"

  1. Giovanni Iannello | 28 Gennaio 2014 a 19:51:35 | Rispondi

    Con ogni riseptto per la posizione dei Popolari, ma cosa c’entrano coi liberali ? Salvo qualche intesa limitatiussma a visioni economiche al centro sinistra (coi popolari più “sociali”) in termini di mercato sociale ed al centro destro in termini di mercato più marcatamente liberista. Ma l’intesa sui diritti di libertà terreno dove i liberali sono decisamente a “sinistra” e sul secolarismo laicismo delle sitituzioni ? Le politiche liberali e quelle popolari e cosnervatrici sono storicamente e d attualmente contrapposte. Ed è una contrapposizione fondamentale per il pluralismo delle istituzioni.

    • Renata Jannuzzi | 29 Gennaio 2014 a 19:34:35 | Rispondi

      Intanto non è affatto vero che tutti i liberali nei temi delle libertà sociali siano orientati verso la sinistra e che il popolarismo si affianchi alla destra appoggiando il liberismo. Nel ragionamento si esclude una parte di liberali, quelli cattolici (non una minoranza) che credono sì ad un mercato libero e basato sulla competitività ma che mettono al centro della politica l’uomo, il cui obiettivo è la tensione alla felicità ed alla propria realizzazione, che difendono il diritto alla libertà ma che credono anche al principio di sussidiarietà.

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