Multilinguismo 2.0

I cambiamenti demografici e le nuove tendenze della comunicazione stanno cambiando profondamente i rapporti di forza tra le lingue. Così rileva il linguista britannico David Graddol sulla rivista Science. Chi credeva che l’inglese si sarebbe imposto come unica lingua del futuro sbagliava. L’inglese resterà una lingua importante, ma è ormai evidente che il nostro destino si chiama multilinguismo. Continueremo a parlare la lingua di Dante, dovremo imparare a esprimerci come dei discendenti di Shakespeare e i più audaci studieranno anche una terza lingua di forte impatto “regionale”, come ad esempio il cinese, l’arabo o il russo. I vantaggi saranno lavorativi, culturali e perfino cognitivi: apprendere più lingue è un esercizio utile per il cervello.

Il cinese ha il maggior numero di parlanti nativi al mondo, nel 2050 avrà ancora il primato, ma non sarà mai la nostra lingua ponte. Nella classifica delle lingue più parlate, intanto, vi sono il bengalese, il tamil e il malese. Nelle zone più periferiche del mondo ci sono linguaggi che si estinguono, mentre nelle aree urbane emergono sempre nuove forme linguistiche con pronuncia e grammatica flessibili.

Gli Stati nazione, i testi stampati, le regole standard che si sono affermate nel corso dei secoli non costituiscono più il sistema linguistico mondiale. Oggi, grazie al web, il confine tra scritto e parlato è quasi del tutto saltato e i neologismi invadono il vocabolario. Sul web vi è una radicale trasformazione in atto, spiega Ethan Zuckerman nel libro “Rewire” dedicato al cosmopolitismo digitale: dieci anni fa i contenuti online in inglese erano al 70-80%. I social network come Facebook e Twitter sono difficili da indicizzare, ma secondo alcuni studiosi, hanno contribuito a far scendere l’uso della lingua inglese sotto il 40%. Vi è un numero molto consistente di blogger arabi, ad esempio, che fino a qualche anno fa si rivolgeva ai propri lettori, principalmente stranieri, scrivendo in inglese. Oggi molti di questi comunicatori scrive in arabo, perché sono aumentati gli arabi dotati di connessione internet.

Di questi tempi. gli stessi blogger usano una lingua o un’altra a seconda del pubblico che vogliono raggiungere e le differenze linguistiche si stanno dimostrando più tenaci del previsto. Il vantaggio con cui l’inglese si era inizialmente lanciato sul web come lingua predominante non è stato sufficiente a dare alla lingua un monopolio mondiale. L’internazionalizzazione della lingua inglese è più una conseguenza della nascita dell’Unione Europea che della potenza anglo-americana.

In Europa vi sono più tedeschi che inglesi, eppure negli ultimi decenni non abbiamo usato la lingua tedesca per comunicare con loro. Il destino delle lingue dipenderà essenzialmente da come le utilizzeremo noi “non nativi”.

©Futuro Europa®

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