Global warming, chi inquina di più

Non solo piazza Tienanmen, dove è ormai impossibile vedere da un lato la parte opposta della piazza. Non solo la Cina, che periodicamente vede ‘chiudere’ per inquinamento intere città. Non solo i Paesi di nuova industrializzazione, che negli ultimi decenni hanno costruito il loro vertiginoso sviluppo sugli stessi combustibili fossili bruciati per secoli e ancora oggi dai Paesi avanzati: smog, polveri e CO2 non rispettano i confini nazionali e interessano ogni area del Pianeta, determinando il ‘global warming’ legato all’emissione di inquinanti e ormai riconosciuto come causa principale dei ‘climatic change’ e quindi delle devastazioni e della perdita di vite umane che ne derivano.

Con il consolidarsi delle evidenze scientifiche, la valutazione della responsabilità degli eventi climatici globali è divenuto un elemento di rilievo persino nei rapporti internazionali. Da Rio a Kyoto fino ai nostri giorni, il livello di consapevolezza trasferito dalla comunità scientifica all’opinione pubblica e ai governi è cresciuto esponenzialmente, e sono tanti ormai gli studi realizzati per capire chi inquina di più. Fra questi, uno studio del Climate Accountability Institute, da poco reso noto, che snocciola dati che sono ‘freddi’, dati che tuttavia proviamo qui a commentare.

Il primo dato, quasi mai considerato, è un parametro di analisi, quello temporale: l’inquinamento atmosferico va calcolato considerando anche le emissioni dei decenni e dei secoli passati. La CO2, infatti si accumula e decade molto lentamente. Lo studio prende quindi in considerazione tutte le emissioni prodotte dal 1750 ad oggi: stando alle stime, ben 1450 miliardi di tonnellate di anidride carbonica prodotta in due secoli e mezzo. Nel calcolo della ‘colpa’ dell’inquinamento, come la definì l’ex vicepresidente americano Al Gore in un’intervista al Guardian, quello temporale è un approccio metodologico fondamentale, soprattutto affiancato al secondo dato, che è eclatante: ben il 50 per cento di tutta la massa inquinante è stata prodotta negli ultimi 25 anni. Metà della massa totale di inquinamento in un solo decimo del tempo preso in considerazione. E proprio nel periodo in cui le devastanti conseguenze del riscaldamento globale hanno fatto registrare una impennata nella loro frequenza e drammaticità.

Perché questi dati sono importanti? Perché rispondono alla resistenza dei Paesi emergenti al rispetto dei protocolli internazionali contro l’inquinamento, Paesi che rivendicano il diritto ad una produzione energetica ‘facile’ rispetto alle ‘rinnovabili’ come quella da idrocarburi, perché su di essa l’Occidente ha fondato per secoli sviluppo e supremazia; Paesi che però si trovano a realizzare il loro sviluppo in un tempo in cui il Pianeta Terra ‘ha già dato’ e si ribella e, per converso, le energie rinnovabili stanno migliorando notevolmente la loro redditività e sono in rapida e ampia diffusione. Proprio negli ultimi venticinque anni le economie sviluppate hanno rallentato la loro corsa, mentre quelle emergenti l’hanno accelerata. Nel bilancio di due secoli e mezzo di inquinamento, le sole economie occidentali non avrebbero potuto far quindi registrare un parametro così incredibilmente distante da quello atteso. Per determinare le responsabilità dell’inquinamento, si tratta di un punto fondamentale.

Lo studio americano mette poi in evidenza il dato che oltre il 63 per cento delle emissioni di origine umana sono provocate da appena novanta aziende impegnate nella trasformazione di petrolio, gas e carbone e, in minima parte, nella produzione del cemento. Tra  le aziende che hanno inquinato e inquinano di più emergono le americane Chevron Corporation ed Exxon, l’inglese BP, la Royal Dutch Shell e produttori di carbone tra cui la British Coal Corp., la Peabody Energy e BHP Billiton. Inoltre, 31 delle 90 società iscritte nella “black list” sono aziende statali come la Saudi Aramco (Arabia Saudita), Gazprom (Russia) e Statoil (Norvegia).

Dove i periodi di collettivizzazione delle economie rendono impossibile oggi definire più nel dettaglio i livelli di inquinamento emessi, lo studio inserisce nella comparazione i dati nazionali. Qui la Federazione russa emerge con la sua eredità storica di URSS e Paesi alleati con quasi il 16 per cento delle emissioni dal 1750 ad oggi. USA e Canada contano per il 12%, come l’Asia. L’Europa, con 9,7% precede il Medio Oriente e Nordafrica.

©Futuro Europa®

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