Letta 2014, assedio concentrico

Il 2014 si preannuncia un altro anno di fuoco per la politica italiana non solo per i numerosi appuntamenti elettorali che vedranno coinvolto tutto il paese (dalle Elezioni Amministrative alle Elezioni Europee) e che saranno un determinante banco di prova per tutte le forze politiche, nuove e non, che oggi animano la scena politica del paese, ma anche e soprattutto per il Governo guidato da Enrico Letta. Il Premier dovrà affrontare un percorso di riforme quasi obbligato. A dettare l’agenda però non pare essere lo stesso Presidente del Consiglio, bensì il Segretario del suo Partito Matteo Renzi.

Negli ultimi giorni gli ultimatum lanciati all’esecutivo sono stati molteplici. Il sindaco di Firenze ha deciso di dettare le condizioni indispensabili per la prosecuzione della legislatura: riforma Elettorale, superamento del Bicameralismo prefetto, riforma della Bossi-Fini e unioni civili.

Benché sia discutibile la scelta delle priorità in un momento in cui sarebbe necessario porre interventi massicci nel lavoro e nella riduzione degli sprechi, sembrerebbe che il Premier abbia recepito appieno le indicazioni del suo Segretario. Dall’altra parte della maggioranza di governo però già si alzano critiche sull’agenda renziana. Il vicepremier Alfano ha gridato l’altolà sostenendo che “la Bossi-Fini non può essere liquidata con uno slogan”.

Tralasciando l’agenda fissata da Renzi, Letta ha la necessità di intraprendere dei percorsi obbligati almeno su tre provvedimenti. Il primo, di non poco conto, è la definizione del futuro delle province. Nel 2014 quasi la totalità dei Consigli Provinciali termineranno il proprio mandato. L’iter legislativo per l’abolizione pare a buon punto, il testo è stato licenziato dalla Camera ed è ora alla lettura del Senato. I termini sono stretti ed è d’obbligo un’ accelerazione.

Il secondo è la legge elettorale. Tutti sanno che senza una riforma è impossibile pensare ad elezioni. Ovviamente qui il nodo da sciogliere è enorme e la necessità di individuare una soluzione che possa mettere d’accordo buona parte delle forze politiche non è facile. Renzi afferma che l’accordo è vicino e pare disponibile ad accettare una delle tre proposte che fino ad ora hanno ottenuto il maggior accredito tra le forze politiche: il modello ispanico con mini-liste in collegi molto piccoli, il Mattarellum con l’introduzione di un premio di maggioranza e il doppio turno di coalizione sulla base della legge con cui si eleggono i sindaci.

Il terzo, ma più difficile, è quello della grande riforma istituzionale. Per mettere mano alla costituzione è necessario trovare un’ampia maggioranza. L’uscita di Forza Italia dalla Coalizione di governo ha reso questo passaggio ancora più difficile di quanto già non fosse.

Molto, o quasi tutto passerà dai risultati elettorali. Forse, la primavera porterà con sé più chiarezza sul futuro politico del nostro paese.

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