Accordo con la Grecia, Macedonia verso la UE?

La storia della Macedonia è strettamente legata a quella della Grecia, basti il nome di Alessandro Magno a memoria. Ma accantonati i ricordi degli eroi epici, la storia attuale prende il via dalla spartizione europea avvenuta a seguito del Trattato di Versailles del1919, che sancì il nuovo ordinamento europeo chiudendo la Prima Guerra Mondiale. Le vicende più recenti si avvinghiano al disfacimento della ex-Jugoslavia post-Tito, la frammentazione in tante repubbliche etniche, tra cui la dichiarazione di indipendenza della Macedonia, peraltro avvenuta, fortunatamente, senza conflitto.

I Balcani sono da sempre terreno di forti sentimenti nazionalistici, il nome Macedonia si è subito scontrato con il veto della Grecia che obiettava come fosse la stessa denominazione della sua regione del nord con capoluogo Salonicco. Da qui il timore che la scelta della nuova repubblica riflettesse possibili mire espansionistiche irredentiste sulla regione della Macedonia greca. Come membro della UE e della NATO, la disputa impediva alla Macedonia l’adesione alle maggiori organizzazioni internazionali. In attesa dell’avvio di trattative volte a risolvere il contrasto, le Nazioni Unite le assegnarono provvisoriamente l’acronimo F.Y.R.O.M. (Former Yugoslav Republic of Macedonia). Per comprendere la complessità della questione balcanica, la Bulgaria riconobbe subito il nuovo stato della Macedonia, ma non la lingua, considerando il macedone solo un dialetto bulgaro. Potrebbe sembrare un caso di lana caprina, ma la vicenda si è conclusa solo nel 2017, quando il primo ministro Zoran Zaev ha firmato uno storico trattato d’amicizia con il presidente bulgaro Bojko Borisov.

Nonostante il governo di Skopje avesse a suo tempo modificato la bandiera e la Costituzione per tacitare i dubbi di Atene, la vicenda si è trascina per quasi tre decenni, cavalcata abilmente dal partito conservatore macedone. Quando a seguito di uno scandalo questi ha perso le elezioni, il nuovo premier Zoran Zaev è riuscito nell’impresa di riallacciare i contatti con Alexsis Tsipras, infine  i due primi ministri macedone e greco hanno convenuto per il nome definitivo di Repubblica della Macedonia del Nord (Republika Severna Makedonija), includendo l’utilizzo del termine “macedoni/cittadini della Repubblica della Macedonia del Nord”. La firma è avvenuta durante una cerimonia sul versante greco del Lago di Prespa, a firmare sono stati i due ministri degli esteri, il macedone Nikola Dimitrov e il greco Nikos Kotzias, alla presenza dei premier Zoran Zaev e Alexis Tsipras, del mediatore Onu Matthew Nimetz, dell’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini e del commissario europeo all’allargamento Johannes Hahn.

Tutto risolto e strada spianata alle trattative per l’entrata di Skopje nelle varie assise internazionali? La strada in realtà pare ancora irta di ostacoli, l’accordo è già stato rigettato del Presidente macedone che ha deciso di non firmarlo ritenendolo non conforme alla Costituzione e lesivo della nazione macedone. Il Parlamento dovrà dunque ratificarlo una seconda volta e, in tal caso, il Presidente macedone dovrà accettarlo. Il premier Zaev ha anche deciso di indire un referendum per confermare quanto stabilito nella trattativa.

Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha annunciato al presidente Prokopis Pavlopoulos il raggiungimento dell’accordo, che dovrà essere sottoposto alla ratifica del Parlamento di Atene, ma solo dopo che la Macedonia avrà adempiuto a tutte le condizioni previste. Forte l’opposizione dell’altro partito al governo, i “Greci indipendenti” del ministro della Difesa Panos Kammenos; questi ha ribadito di non esser disposto ad approvare alcun accordo con il Paese vicino, che contempli il nome “Macedonia”. Resta poi il governo albanese che ha richiesto la protezione dei diritti dell’etnia albanese nella Repubblica di Macedonia, dove la popolazione consiste effettivamente per il 25.2% di albanesi secondo le statistiche ufficiali.

Tsipras ha avuto modo di dichiarare che “Questo è un passo coraggioso, storico e necessario per i nostri popoli, siamo qui per sanare le ferite del tempo, per aprire un cammino di pace, fraternizzazione e crescita per i nostri paesi, i Balcani e l’Europa”. Anche il premier macedone Zaev ha rilasciato una nota in merito, “I nostri due paesi dovrebbero uscire dal passato e guardare al futuro. I nostri popoli vogliono la pace, saremo partner e alleati”.

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