Il futuro del Governo

Come da copione, la spaccatura tra Alfano e Berlusconi ha prodotto l’uscita dalla coalizione di Governo della rinata Forza Italia. Questa decisione non fa altro che confermare una fragilità dell’esecutivo guidato da Enrico Letta che ora, come nel tormentato Governo Prodi, si trova con una ristretta maggioranza al Senato, sorretta forse soltanto dai nuovi senatori a vita. Purtroppo la storia sembra ripetersi e l’epilogo non riserverebbe nulla di buono per il nostro paese.

Il Presidente del Consiglio deve però fare i conti anche in casa sua, infatti la quasi scontata vittoria di Matteo Renzi nella corsa per la Segreteria del PD getta ombre sul futuro del Governo. La voglia del Sindaco di Firenze di mettersi in gioco è enorme e il principale ostacolo tra lui e Palazzo Chigi è ovviamente Enrico Letta. I segnali lanciati finora sembrano preannunciare la fine delle non più larghe intese con il ricorso alle urne.

Il Presidente del Consiglio ha solo due chance: sfruttare l’intesa tra lui e Alfano e intavolare a suon di fiducia una serie di riforme per la ripresa economica del paese, sempre a patto di non spingersi troppo a sinistra con il rischio di un pericoloso stallo con l’NCD. Questo consentirebbe una piccola tregua con parte del proprio partito superando incolume i primi mesi del 2014, gli unici possibili per il ricorso alle urne. Con il semestre di presidenza europeo che incombe, Letta darebbe ancora circa 12 mesi di vita al Governo prima di tornare al voto.

L’altra strada che si profilerebbe è il voto già in inverno. A volerlo, più che Berlusconi, sembra proprio il PD. I sondaggi danno in ascesa Forza Italia e si sa che chi sta all’opposizione guadagna sempre più consenso di chi governa. Questa regola la conosce bene anche Renzi che per l’appunto scalpita per affossare il Governo delle larghe intese.

E proprio i governativi ex PDL si trovano in mezzo ai due fuochi: da una parte la responsabilità morale e politica di appoggiare il tanto decantato Governo; dall’altra il rischio di finire a percentuali da prefisso telefonico per colpa di una auspicata stabilità che però sembra non volere nessuno.

È probabile che dopo la legge di stabilità il Governo si prodighi solo per approvare la nuova legge elettorale, lasciando che lo scontro politico prevalga sulle esigenze del paese consegnandolo ad un’altra agguerrita e logorante campagna elettorale.

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