Legge di stabilità e regole UE

Il parere che la Commissione Europea ha espresso sulla Legge di Stabilità è sostanzialmente un giudizio negativo. Il rischio è che il nostro Paese non rispetti gli obiettivi del patto di stabilità e crescita per il 2014 in presenza di un debito troppo alto. Governo e Commissione UE ragionano su previsioni di crescita diverse, ma il richiamo indica il rischio di non poter fare uso, il prossimo anno, della clausola sugli investimenti, con la quale poter deviare dall’obbligo del Patto e procedere quindi all’attuazione di investimenti favorevoli alla crescita. Una mancanza strutturale di crescita, legata ad un aumento del debito, con impossibilità di fare uso di investimenti pubblici per far ripartire l’economia: un vicolo cieco, un paradosso dal quale si esce solo ridiscutendo l’impianto dell’Unione.

Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, in conferenza stampa per commentare i progetti di legge di stabilità 2014 dei paesi dell’Eurozona, ha affermato che la clausola ”può essere attivata nel caso in cui siano rispetti gli obiettivi di deficit e debito, e l’Italia ha rispettato gli impegni di deficit ma non quelli di debito”. In questo modo la UE sta chiedendo una riduzione del debito pubblico nel prossimo anno, unito ad un nuovo sforzo fiscale dello 0,5% del Pil. Ed ecco che a seguire arrivano le incertezze sulla rata dell’IMU e l’annuncio delle privatizzazioni: vendita di azioni di aziende pubbliche per recuperare 10/12 miliardi necessari per rientrare nei parametri. Una parte verrà utilizzato per ridurre il debito, l’altra per ridurre il deficit, per rientrare nei margini della spesa per investimenti. Anche se il Ministro dell’Economia assicura che non saranno intaccate le quote di controllo delle aziende interessate, resta interessante capire come verranno attuate.

Insomma sono le regole dell’Unione che ci hanno portato a questo punto, anzi siamo stati anche più bravi del previsto a ridurre la spesa per investimenti pubblici, ed ora siamo costretti a ricorrere al mercato per fare cassa. Insomma l’austerity ci ha costretto nell’angolo e ora per uscirne dobbiamo dimagrire per renderci apparentemente più agili. Il debito è troppo alto per le regole europee, e per concederti la possibilità di investire, devi fare cassa, a prezzi di saldo, per coprire dei debiti che sono stati causati dallo stesso zelo di quelle regole. I parametri condivisi sono importanti, un quadro di principi per raggiungere, insieme, stabilità e crescita sono obiettivo comune. Ma a quale prezzo?

Si può ritenere che questa non è l’Europa che avevano in mente Adenauer e De Gasperi, Schuman e Monnet. Non c’è più equilibrio in queste regole, in questa assurda rincorsa a direttive sempre apparentemente corrette ma sostanzialmente fuori asse. Sta diventando sempre più difficile vivere insieme, visto che l’arbitro sembra che combatta contro tutti e contro tutto, neanche a favore di se stesso.

Non è per niente facile governare in un mondo ogni giorno sempre più complesso. Ma per ridare a tutti noi una speranza di un reale Wirtschaftswunder – “miracolo economico” – dobbiamo necessariamente ridiscutere tutta la struttura dell’Unione europea, le sue regole e gli indirizzi strategici, per ridare all’Europa la dignità che merita.

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