Grecia, come vanno i conti?

La Grecia è un poco sparita dalle scene mediatiche internazionali, sui giornali oramai raccoglie poche notizie in trafiletti delle pagine interne di economia, i titoli sono dedicati alle tornate elettorali europee, dal Regno Unito post-brexit, allo scontro tra europeisti e destra populista in Francia, con un occhio alle prossime in arrivo. Ma la situazione del paese ellenico è tutt’altro he risolta, nel 2015 la troika definì con la Grecia un piano di aiuti da 86 miliardi in 3 anni, di cui 26 miliardi immediati con verifiche trimestrali dell’avanzamento riguardo le riforme strutturali. A fronte del sacrificio del bizzarro economista Varoufakis, Tsipras, con il neo ministro delle finanze Euclid Tsakalotos, concordò privatizzazioni per 50 miliardi con l’Eurogruppo ed una serie di riforme in ambito fiscale e previdenziale. Gli 86 miliardi erano destinati per la metà al rifinanziamento del debito, per un terzo alla ricapitalizzazione delle banche ed i restanti 10 miliardi per il rilancio dell’economia.

Il processo di ripristino di una situazione di stabilità ed equilibrio delle finanze elleniche con l’ESM (European Stability Mechanism) in cui siedono i ministri delle finanze dell’Eurozona, era, come detto, soggetto a periodiche valutazioni di avanzamento. Si tenga presente che la crisi che è scoppiata nel 2009 unita ai tagli necessari a riconquistare la credibilità internazionale sui mercati, ha comportato per la Grecia  una devastazione del tessuto sociale,  l’impiego pubblico è crollato, la disoccupazione è aumentata dall’8% del 2008 al 25%, scendendo al 23,4% nel 2017, al 50% la giovanile.  Il tutto unito ad una forte pressione della pressione fiscale ed un netto taglio sul lato pensionistico, sia come emolumenti, che come età di quiescenza.

Negli anni passati gli haircut, i tagli al debito, imposti dalla troika hanno sortito risultati minimi in un paese estremamente refrattario ad accettare cambiamenti e perdite di posizione dei vari gruppi e lobbies. Il debito permane al 180% del pil, un segno positivo è lo 0,3% di incremento del pil dopo 6 anni consecutivi di recessione, la Commissione Europea accredita il previsionale 2017 al 2,7%, forse decisamente ottimistico alla luce del passato. Al momento si è finalmente conclusa la trattativa tra Grecia e troika più FMI, dopo un lungo negoziato iniziato a febbraio e terminato nei giorni scorsi, si è addivenuti ad un compromesso che prevede un taglio del 2% sul pil introducendo nuovi tagli alle pensioni, la riduzione dell’esenzione fiscale dagli attuali € 8.636 ad un tetto di € 6.000. Verrà permessa l’apertura di negozi e centri commerciali la domenica, viene ripristinata la contrattazione collettiva per i lavoratori greci dal 2018 senza ulteriori liberalizzazioni nei licenziamenti.

L’erogazione della terza tranche degli 86 miliardi di euro da parte europea consentirà a Tsipras di rimborsare debiti in scadenza per 7,5 miliardi, l’accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento greco e dall’Ecofin nella riunione del prossimo 22 maggio. La notizia ha rilanciato il governo Tsipras, la cui popolarità in calo aveva portato il partito di estrema destra Alba Dorata a superare per la prima volta la soglia psicologica del 10%, un buon viatico in previsione delle elezioni politiche del 2019.

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