Libertà, Fede e Mercato
Non è certo un caso che nel 1931, nel 1991 e nel 2009, cioè a distanza di pochi anni da tre eventi-chiave del cosiddetto “Secolo breve” (la Grande Depressione, la caduta del Muro di Berlino e la crisi del 2008) la Chiesa, attraverso i Pontefici, abbia voluto fornire una interpretazione, una chiave di lettura, per i fedeli e, quindi, per la ricostruzione storica: la Quadragesimo Anno di Pio XI, la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, la Caritas in Veritate di Benedetto XVI. Tre lettere encicliche afferenti il corpus della Dottrina Sociale della Chiesa (inaugurato nel 1891 dalla Rerum Novarum di Leone XIII), nelle quali uno spazio non marginale viene dedicato ad una riflessione critica – nell’accezione originaria di giudizio fondato sull’indagine – rispetto al liberalismo, soprattutto nella sua declinazione economica. Nella cornice della riflessione su capitalismo e socialismo economico, la Dottrina Sociale della Chiesa svilupperà nel tempo un’autonoma posizione su economia di mercato ed interventismo economico, nelle sue forme pure e ibride, secondo una linea d’evoluzione non scontata: l’approdo cui giungono la Centesimus Annus e la Caritas in Veritate riscopre e valorizza le nobili radici della cultura d’impresa e della libertà economica, “riabilitando” indirettamente il cattolicesimo liberale italiano.
Nel suo volume “Cattolicesimo e liberalismo nei primi scritti di Angelo Costa (1942-1945)” (Aracne Editrice) Mauro Bontempi, ricercatore dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” di Roma e pubblicista d’ampio spettro, ricolloca la figura e l’opera di Angelo Costa nella schiera dei protagonisti del dialogo e della conciliazione fra (una certa accezione di) liberalismo e cristianesimo. Operazione che l’autore svolge attraverso una minuziosa ricostruzione dei suoi primi interventi pubblici: dalla lettera a Luigi Einaudi, dell’estate 1942, al discorso d’insediamento alla presidenza della Confindustria, nel dicembre 1945. Affermato imprenditore e più volte leader dell’associazione degli industriali (1945-1955/1966-1970), Angelo Costa viene presentato in questo articolato volume, seguendo percorso formativo di uomo di speculazione e di praxis.
Asciutto, metodico e provocatorio, nella forma; granitico, fino alla ruvidezza, nell’esposizione e nella difesa del legame tra morale cristiana e libertà economica, il quarantenne imprenditore genovese Angelo Costa “presenta”, in queste pagine, la propria Weltanshauung: una visione, un “metodo” di libertà, ove si sposano la tradizione cattolica e liberale ottocentesca e le influenze di “maestri” ed estimatori (Zappa, Cabiati, Einaudi, Bresciani-Turroni), secondo le intonazioni tipiche del nascente ordoliberalismo.
Muovendosi con disinvoltura tra teoria economica ed etica, tra politica e religione, questo «cavaliere solitario» può essere considerato, sulla base dell’ampia ricognizione svolta in questo lavoro, un autentico, originale erede della tradizione cattolico-liberale ottocentesca nell’Italia del secondo dopoguerra.
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