Russia, caccia all’immigrato

Per tentare di soffocare i moti di collera degli abitanti in seguito alla morte di un giovane russo a Mosca, le autorità hanno proceduto ad effettuare arresti di massa negli ambienti caucasici. Nel Paese c’è un forte sentimento anti-migranti dovuto in parte alle difficoltà economiche, ma anche alla corruzione della polizia e della giustizia.

In Russia il Governo sembra essersi schierato con i nazionalisti. Questo si spiega in parte per i legami nati nel 2000, tra i nazionalisti e Putin, quando venne nominato Presidente per la prima volta. Ricordiamo la sua retorica nazionalista dell’epoca, utilizzata in politica estera, soprattutto nella guerra in Cecenia con la sua celebre frase “Andrei a cercarli anche nei gabinetti!”. Poi c’è stato lo scontro ideologico con la Giorgia, che ha portato recentemente ad un’altra guerra, e una posizione generale in politica estera che vuol essere quella della restaurazione della “grande Russia”. Con queste prese di posizione, un discorso di fermezza e il ritorno dell’autorità dello Stato (non dobbiamo dimenticare che siamo dopo gli anni ’90, la disgregazione dell’URSS e la decadenza della Russia), Putin ha creato intorno a lui una sorta di slancio nazionale, basato sulla fierezza di essere Russo. Ricordiamo le sue organizzazioni di giovani, i “Nachi” (i “Nostri”), ragazzi fieri di essere Russi, anti-occidentali, anti-stranieri, che denunciavano gli oppositori, pronti a tutto per Vladimir Putin. Oggi sono meno influenti, ma sono sempre lì. Tra questi gruppi di sostenitori c’è il circolo dei motociclisti, i “lupi grigi”, con i quali Putin mantiene ottimi rapporti e i supporters, nazionalisti e violenti, dei club calcistici, come quelli dello Spartak. Questi sono i personaggi che Putin ha utilizzato nella sua ascesa e  nel mantenimento del potere.

E, ancora oggi, conserva una vena nazionalista nei suoi discorsi, soprattutto quando parla della grandeur della Nazione russa. Questi discorsi piacciono e fanno “dimenticare” ai Russi le loro difficoltà quotidiane. Ma allo stesso tempo, la gente si rende conto che non può contare sullo Stato. Le istituzioni sono corrotte, la polizia è corrotta, la giustizia non è da meno. C’è quindi una sorta di disillusione della popolazione che non crede più nelle istituzioni e si sente abbandonata. Il capro espiatorio diventa lo straniero. Affinché la popolazione non si rivolti contro il potere, la soluzione più semplice è accusare gli stranieri, comprese tutte le minoranze.  Nel Dicembre del 2010, dei nazionalisti facinorosi hanno manifestato davanti al Cremlino reclamando le dimissioni di Putin. Viene da chiedersi allora perché Putin li tolleri ancora. Il potere vuole in qualche modo controllarli perché,  con quell’episodio, i nazionalisti sono diventati una minaccia. Da qui la rapida reazione delle forze dell’ordine nella periferia della città, dopo la morte del giovane russo, reazione alla quale sono seguiti disordini, ma allo stesso tempo il discorso dei nazionalisti anti-immigrati, che dicono voler ripulire la Russia, è un discorso che piace a gran parte della popolazione. A forza di aver indicato lo straniero come nemico, la gente oggi ne è persuasa. Da qui la volontà del potere di controllare questi gruppi, per impedirgli di passare ad atti troppo violenti o che diventino una minaccia per il potere ma, allo stesso tempo, niente arresti, questo per non farne dei “martiri”. I nazionalisti, tra l’altro, cominciano a rappresentare una forza politica in termini di potenziale elettorale. Visto che Putin ha tutte le intenzioni di ripresentarsi nel 2018, non ha nessuna intenzione di metterseli “contro”.

Il razzismo in Russia è violento. L’amicizia tra i popoli auspicata un tempo da comunisti non è che un lontano ricordo. Ironia della sorte, i comunisti russi di oggi, così come tutto il panorama politico russo, denunciano l’immigrazione caucasica e dell’Asia Centrale. Tutti gli uomini politici “dimenticano” incidentalmente che i cittadini del Caucaso del Nord, della Cecenia, del Daghestan, dell’Ossezia sono cittadini russi. La Russia ha perfino fatto la guerra alla Cecenia affinché rimanesse… russa. Recentemente, nella Regine di Krasnodar, sono riapparsi i “cosacchi”. I cosacchi erano una forza di polizia sotto lo Zar, celebri da noi per il loro colbacco, ma anche celebri per aver dato la caccia agli ebrei. Sono state persino riaperte le scuole di formazione per questo corpo di polizia “speciale”. Si insegna ai giovani il motto dei cosacchi: “Ama la Russia, perché è tua madre”, oppure, “Coloro ce marciano contro la Russia sono tuoi nemici”. Questo ritorno è stato “benedetto” da Putin. Nel corso dell’ultima campagna elettorale per le elezioni amministrative dello scorso  Settembre, i candidati non hanno risparmiato i propositi xenofobi, a volte anche molto duri. E’ il caso di Alexei Navalny, membro dell’opposizione e del quale si parla molto, forse troppo per Putin. E’un bravo oratore, molto popolare, che denuncia la corruzione del regime, ma che afferma anche con forza  che Putin non fa abbastanza contro l’immigrazione. Navalny, tra l’altro, è uno dei fondatori della marcia russa, la sfilata nazionalista che ha luogo il 4 Novembre. In origine si trattava della festa dell’Unità Nazionale, una festa destinata a prendere il posto  del 7 Novembre, “glorioso” anniversario della Rivoluzione comunista del 1917. Ma i nazionalisti hanno fatto loro la festa dell’Unità Nazionale per farne una marcia russa, con bandiere nazionaliste, canti estremisti, slogan razzisti. Di immigrati e stranieri quel giorno se ne vedono pochi in giro. Nessuno però, a livello governativo, dice niente. Navalny chiede il ritorno dei visti per i cittadini del Caucaso, che oggi ne sono esenti. Sarà un pericoloso antagonista nella gara alla Presidenza? I nazionalisti alla fine con chi si aggregheranno?

I problemi di campagna elettorale per Putin non sono poi di facile “soluzione”, almeno democraticamente parlando. Se vuole in effetti creare un grande spazio economico eurasiatico che ingloberebbe, grosso modo, tutti i Paesi dell’ex Unione Sovietica, non può permettersi di creare una barriera con questi Paesi. Sul piano economico, la Russia ha bisogno di quella manodopera. Tutti i lavori poco qualificati vengono garantiti dai cittadini del Caucaso o dell’Asia Centrale. Il responsabile federale per l’immigrazione a dichiarato che “neanche in sogno ci sarà mai bisogno del visto per quei cittadini”. E’ il paradosso della questione immigrazione in Russia, dove i Diritti Umani sembrano essere sempre più messi a margine.

©Futuro Europa®

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