Un fragile cammino in comune

La debolezza dell’esecutivo italiano non è solo una conseguenza della condanna definitiva di Berlusconi e dei problemi da questo derivanti. La contrapposizione istituzionale che stiamo vivendo in queste ultime settimane è la dimostrazione non solo della mancanza di cultura di governo, istituzionale ed economica, ma anche la mancanza di una consapevolezza di sistema e di un minimo di responsabilità che consenta di portare avanti le sfide che devono essere implementate per non far fallire il nostro Paese.

Non è un semplice posizionamento etico che può risolvere la questione; non c’è solo una legge elettorale da cambiare per riavere un minimo di democrazia o un Titolo V della Costituzione da riformare per arrestare la deriva del debito pubblico. Siamo di fronte ad un fallimento politico culturale che ha radici a antiche e che può nuocere ancora molto, molto di più di quanto non stia facendo la lotta da irresponsabili di questi ultimi giorni. Quando Helmut Kohl fu solo sfiorato da un’indagine per fondi neri, Angela Merkel fu chiamata a prendere il posto del suo mentore e da allora lo spessore politico della Signora è cresciuto di pari passo con le percentuali del suo partito. Questo poteva accadere solo dove la struttura democratica è reale e dove le responsabilità dei singoli non sono solo chimere di facciata per una esasperante finzione comunicativa.

La comunicazione è un’attività troppo seria e strategica per essere lasciata nelle mani di incompetenti di ventura. Ma tant’è: mentre il Quirinale e Forza Italia bisticciavano furiosamente, la Borsa di Milano andava ai minimi e lo spread ritornava a fare capolino tornando a toccare i 250 punti base. L’instabilità di Governo (non solo dovuta ad un un vecchio satrapo, ma anche ad una incapacità di fondo) cresce in proporzione alla sfiducia verso tutto il sistema Italia. Il rapporto debito/pil deve rientrare al di sotto del 3%, e certo che le voci di declassamento rendono il lavoro di Letta ancora più complicato. Ed anche l’attesa per il rapporto del FMI sul sistema monetario italiano complicano le decisioni, e allungano l’attesa.

In questo scenario non è più poi così chiaro che Enrico Letta ed Angela Merkel possano avere un futuro comune alla guida dei rispettivi paesi. La vittoria di misura della Merkel può far ben sperare nella rivisitazione del rigore e dell’austerità che nel tempo di sono trasformati da elementi di potenziale crescita in distruzione progressiva di ricchezza e futuro.

Per tenere il passo con la Germania, rendere possibile un Governo strutturato ed efficace, portare a casa la Legge di Stabilità e scrivere il futuro dei prossimi anni, è necessario riscrivere subito la legge elettorale per dare al Paese un Governo duraturo ed autorevole. Si spera.

©Futuro Europa®

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