Pressioni sulla BCE e Trattato di Maastricht

Se fosse vero ciò che l’autorevole Der Spiegel rivela, sarebbe un fatto abbastanza discutibile. Si tratta della telefonata che la Cancelliera Angela Merkel avrebbe fatto al presidente della Bce Mario Draghi. La Cancelliera avrebbe chiesto spiegazioni circa la posizione del banchiere centrale, dopo essere intervenuto al summit americano di Jackson Hole, sull’opportunità di mantenere l’austerità nella gestione del bilancio pubblico.

Perché, se fosse vero, questo fatto sarebbe discutibile? Presto detto. L’articolo 107 del Trattato di Maastricht recita: “Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti”.

La Bce opera per conseguire l’obiettivo della stabilità dei prezzi, nel contempo presenta un’estesa discrezionalità nell’utilizzo degli strumenti della politica monetaria. Pertanto, la Banca centrale europea fa parte di quelle “autorità indipendenti”, che non sono sottoposte in modo gerarchico al governo, alle quali la legge attribuisce un obiettivo specifico e sufficiente discrezionalità amministrativa per il conseguimento di tale obiettivo. Il processo di deflazione in corso sta facendo venir meno la stabilità dei prezzi, pertanto la Bce dovrebbe utilizzare tutti gli strumenti a propria disposizione al fine di combattere tale fenomeno e, soprattutto, dovrebbe agire in assenza di qualunque tipo di pressione da parte di chicchessia.

Le Banche centrali possono essere equiparate all’organo giudiziario, vale a dire totalmente soggette alla legge per quanto concerne il compito primario. La discrezionalità rappresenta un fattore indispensabile, poiché lo stato delle conoscenze dell’effetto della politica monetaria sull’economia non consente di comporre un codice della politica monetaria – come un codice penale o civile – che sia in grado di prevedere i casi specifici e le regole che ad essi si applicano.

Gli squilibri più gravi che si registrano oggi nell’Unione monetaria riguardano l’elevata disoccupazione accompagnata da una mancata crescita; se tale contesto dovesse perdurare sorgerebbero dei problemi per la Banca centrale: lo stato di salute della moneta non può prescindere dallo stato di salute dell’economia. In uno scenario contrassegnato da una economia debole, le aspettative si deteriorano, gli investimenti calano, la spesa diminuisce e la disoccupazione aumenta; certamente la Banca centrale europea non ha l’antidoto per curare i mali della bassa crescita e dell’elevati disoccupazione, ma può essere accomodante. Oramai i periodi di elevata inflazione sono soltanto un brutto ricordo, pertanto in futuro ci sarà una bassa propensione a sopportare politiche restrittive, rispetto a quando l’inflazione era molto elevata. Se la Banca centrale desse l’impressione di voler imporre un limite alla crescita, si troverebbe in una situazione insostenibile, poiché, probabilmente, non avrebbe più la fiducia dell’opinione pubblica e delle istituzioni nazionali.

©Futuro Europa®

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