USA-UE, si negozia unica area di libero scambio

La Zona di libero scambio transatlantica o Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Free Trade Area o TAFTA), è un accordo commerciale che è in fase negoziale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Qualora andasse in porto, creerebbe un’area unica di libero scambio che consterebbe di oltre il 46% del PIL mondiale arrivando al 51,3% comprendendo tutti i membri della NAFTA (North American Free Trade Agreement, accordo nordamericano per il libero scambio commerciale stipulato tra Stati Uniti, Canada e Messico) e di AELE (L’Associazione europea di libero scambio per gli stati europei che non fanno parte della UE). Questo progetto è presentato come il primo passo verso la creazione di un’Unione transatlantica realizzando l’unità economica del mondo occidentale.

Il presupposto di partenza è che tariffe protezionistiche transatlantiche sono già basse (5,2% per l’UE, 3,5% per gli USA), ma sono le barriere non tariffarie ad ostacolare l’integrazione delle rispettive economie. La Camera di Commercio degli Stati Uniti stima che la loro eliminazione incrementerebbe il PIL di USA e UE di circa il 3% su base annua. Inoltre sarebbe in grado di creare, secondo questi calcoli, 7 milioni di nuovi posti di lavoro oltre a fornire nuovi stimoli per aumentare la produttività, soprattutto nel Vecchio Continente. Inoltre aumenterebbe la competitività eliminando dazi doganali e barriere. Il Centre for Economic Policy Research (CEPR) ha stimato che il beneficio per l’Eurozona ammonterebbe a 119 miliardi di euro l’anno, per un introito aggiuntivo di 545 euro per ciascuna famiglia. L’economia americana ne ricaverebbe un utile di 95 miliardi euro annuali, pari a 655 euro per famiglia. Se confermati, questi dati dicono che il TAFTA sarebbe un perfetto propulsore per uscire dalla crisi ed avviare una crescita strutturale.

D’altronde le perplessità non mancano, già nel caso del NAFTA, l’accusa che viene formulata è di avere contribuito non al trade off tra aree a diverso valore aggiunto, ma a trasferire la ricchezza dalle zone povere del Messico verso il Canada e, soprattutto, verso gli Stati Uniti. Il percorso legislativo prevede che, se approvato, si giungerà ad un articolato normativo con forza di legge per i paesi contraenti, che dovranno ad esso «… adeguare le loro leggi, i loro regolamenti e le loro procedure». Le eventuali dispute che dovessero sorgere in tale ambito tra le grandi aziende e gli stati aderenti, saranno risolte con arbitrati extra-giudiziari composti da Corti i cui componenti sarebbero avvocati d’affari rispondenti alle normative della Banca Mondiale e dell’ONU. Ogni corte è composta da tre di questi professionisti specializzati in questo particolare ramo, un gruppo particolarmente esclusivo, visto che sono appena 15 quelli che oggi si dividono il 55% delle cause del genere, sicuramente preoccupante è il fatto che questi abbiano fatto carriera lavorando per le corporation.

Altro aspetto che viene valutato in maniera critica è che la presa di forza di un’identità europea avviata con l’Unione, sarebbe nuovamente annacquata dalla fusione dell’area UE in una assai più vasta come l’ipotizzato TAFTA. Questo mentre molti analisti chiedono un riequilibrio delle politiche europee che, per i noti motivi storici, sono sempre state orientate verso l’Atlantico, ma che dovrebbero trovare un equilibrio baricentrico focalizzandosi maggiormente verso l’Europa Orientale piuttosto che insistere verso la sponda statunitense.

©Futuro Europa®

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