Grecia, i conti migliorano ma la stabilità è lontana

Conti migliorati ma stabilità ancora lontana. La settimana che si sta aprendo per Atene è significativa, non solo perché si avvicina la Pasqua Ortodossa, una festa persino maggiore del Santo Natale, quanto per le notizie che trapelano circa i conti pubblici dati in netto miglioramento ma con la spada di Damocle rappresentata dall’instabilità politica, dal momento che la maggioranza di governo è ridotta ad un solo deputato in più rispetto alle opposizioni.

In primis i numeri: la Grecia, dopo il sì incassato dall’Eurogroup alla “cedola” da 8,5 miliardi di prestiti della troika, prova a testare sui mercati la sua ripresa. Potrebbe emettere a giorni bond a tre e cinque anni ma non per rientrare sui mercati così come certa stampa trionfalmente riporta, bensì per ovviare al buco di bilancio di quest’anno. Se da un lato il governo rivendica con orgoglio un avanzo primario da un miliardo e mezzo di euro, dall’altro le mancate entrate per l’erario continuano a rappresentare un preciso deterrente per il voto che trimestralmente la troika attribuisce al Paese. Se fino al primo anno di applicazione del memorandum le tasse erano per lo più inevase, ad oggi il panorama è mutato sensibilmente con sacche di povertà che raddoppiano mensilmente, con il ceto medio sprofondato negli abissi dell’ingerenza, con le piccole e medie imprese ormai in caduta libera. Secondo l’istituto di statistica ellenico oggi un terzo dei nuovi poveri del Paese è rappresentato da imprenditori (o ex imprenditori) che proprio a causa della contrazione del mercato e del crollo dei consumi interni hanno visto restringersi i propri margini di manovra e di guadagno. Finendo in un tunnel senza uscita.

La notizia dei possibili bond emessi dalla Grecia entro la metà del mese di aprile, è vista da alcuni commentatori più disincantati come la mossa disperata di Atene per non soffocare di prestiti, dal momento che l’esigenza del governo di fare cassa si è già tramutata in una serie di provvedimenti a favore dei creditori ma disagevoli per i cittadini. Il riferimento è ai fondi pensione impegnati per i prestiti, al licenziamento di 25mila dipendenti pubblici, alla chiusura dei presidi delle Mutue del Sevizio Sanitario Nazionale, ai nuovi medici assunti a 800 euro al mese, agli stipendi da fame di poliziotti e personale di sicurezza, ai nuovi mini contratti di lavoro che prevedono salari “bulgari” da 450 euro mensili.

Oggi si registra, di contro, il plauso incoraggiante rivolto ad Atene da Klaus Regklingk, il capo del meccanismo europeo di stabilità (ESM) che annuncia: “cari Greci, il vostro debito è sostenibile nel prossimo decennio”. E stima che la probabilmente Grecia non avrà bisogno di un aiuto supplementare. Un quadro di ottimismo che però si scontra con la dissonanza che lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha più volte manifestato in contrasto con gli altri due componenti della troika (Ue e Bce) circa gli effettivi numeri del debito di Atene, oltre che con la generale condotta applicata dalla troika al caso ellenico, che è stata al centro di una precisa bocciatura da parte dello stesso Parlamento Europeo su iniziativa del vicepresidente Othmar Karas. Il Parlamento ha avviato un’indagine sulla questione e a seguito di una serie di visite nei paesi interessati, ha redatto un report votato dalla commissione agli Affari economici lo scorso 24 febbraio poi passato in plenaria a marzo. La relazione evidenzia le conseguenze e i problemi interni conseguenti all’azione della Troika.

Il tutto mentre la maggioranza del premier conservatore Antonis Samaras e’al momento ridotta a un solo deputato in piu’per via dei due sottosegretari espulsi dal premier in quanto non avevano votato a favore dell’ultimo pacchetto di riforme e liberalizzazioni, che tra l’altro impongono che il latte sia pastorizzato con scadenza a dieci giorni, che le farmacie possano essere aperte liberamente e senza vincoli di distanza o di densità di popolazione, che le licenze per taxi e autotrasporti siano aperte.

©Futuro Europa®

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