Italia delle Regioni

Per la coordinatrice della Commissione Lavoro e Istruzione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Cristina Grieco sul Decreto sul “Reddito di Cittadinanza” è  indispensabile da parte del Governo una concertazione istituzionale con le Regioni. Per questo è stato chiesto un confronto urgente con il ministro del Lavoro, Di Maio.

“La bozza del decreto sul reddito di cittadinanza suscita forte preoccupazione per tempi, modalità, personale e risorse. Purtroppo il dialogo con il ministro si è interrotto ad ottobre, ma mi auguro che riprenda urgentemente. Per questi motivi ho chiesto un confronto urgente con il ministro Luigi Di Maio centrato proprio sul testo del decreto relativo al reddito di cittadinanza e spero che venga sanata la grave assenza di ogni riferimento alle Regioni e alle Province autonome – che hanno la titolarità dei Centri per l’impiego – riscontrata nei testi oggi in circolazione. E che nella stesura definitiva certe omissioni siano corrette e possano trovare spazio adeguato il principio della leale collaborazione e la concertazione istituzionale. Ingredienti comunque necessari quando di toccano materie di legislazione concorrente”.

E’ questo il commento della Coordinatrice della Commissione Lavoro e Istruzione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Cristina Grieco (Assessore della Regione Toscana) dopo le analisi e l’esito del confronto che si è tenuto ieri fra gli Assessori al lavoro delle istituzioni regionali.

Cristina Grieco ha poi ribadito che “gli assessori hanno potuto analizzare solo la bozza di un testo che ancora non è stato loro trasmesso formalmente”. “Occorre riprendere subito il confronto istituzionale. L’ultima volta che ci siamo incontrati con il ministro Di Maio – ha proseguito Grieco – risale infatti al 16 ottobre scorso ed in quella sede, peraltro, lasciammo una serie di proposte ed indicazioni rispetto alle quali non abbiamo avuto risposta e delle quali non troviamo traccia nelle bozze del decreto che circolano oggi. Una circostanza che certamente non aiuta il percorso di un provvedimento atteso e delicato per l’impatto sociale che ne caratterizzerà l’attuazione. Le Regioni sono pronte a fare fino in fondo la loro parte, ma pretendono la massima chiarezza sul processo attuativo, sulle risorse e sul personale. Anche perché i centri per l’impiego che ormai sono parte integrante della rete dei servizi per le politiche attive per il lavoro delle Regioni rappresentano i nodi fondamentali di quella rete che dovrà accompagnare e sostenere i cittadini che faranno ricorso al reddito di cittadinanza nella delicata fase di ricerca di un’occupazione stabile.

Guardando i testi per il momento disponibili, ci sono diversi aspetti che suonano come tanti campanelli di allarme. Preoccupa che in un percorso di questa portata non si sia puntato su un accordo strategico con le Regioni e sul un loro netto coinvolgimento.

Sappiamo che si implementeranno sistemi informativi nuovi, mi auguro innovativi, ma ancora non li abbiamo visti, né abbiamo potuto sperimentare l’interscambio con quelli esistenti a livello territoriale. Mancano i riferimenti alle risorse per la ristrutturazione, la modernizzazione tecnologica e la formazione dei centri per l’impiego. Infine, le Regioni sarebbero già pronte a partire con i previsti piani straordinari di assunzioni che il Governo stesso aveva prospettato, ma sono ancora in attesa delle decretazioni necessarie. Insomma – ha concluso Grieco – una serie di questioni ed un testo poco chiaro che impongono un’assunzione di responsabilità e l’accelerazione del confronto istituzionale”.

Il direttivo dei Comuni Italiani Anci del 10 gennaio scorso si è occupato, tra l’altro della legge di bilancio. Il presidente Decaro ha ribadito che, malgrado alcune misure favorevoli come il ripristino dei fondi per il bando periferie, lo svincolo degli avanzi e lo stanziamento di 400 milioni per i piccoli Comuni, la spesa di parte corrente  prevede nuovi tagli. “Come Associazione – ha ribadito Decaro – chiederemo un provvedimento urgente per evitare contenziosi e assicurare maggiori spazi di manovra.

Le risorse sono fondamentali per assicurare il ruolo dei Comuni nella ripresa economica e nella gestione dei servizi locali”. Nello specifico le richieste dell’Anci riguardano: i 300 milioni di ristoro delle risorse venute meno nel passaggio dall’Imu alla Tasi (attualmente ne sono assegnati 190) il cui utilizzo non deve essere limitato alla parte di bilancio destinata agli investimenti; il mantenimento della percentuale di accantonamento per il Fondo crediti dubbi esigibilità al 75%, in caso di rispetto dell’obiettivo di migliorare la capacità di riscossione, o in caso contrario all’80%; anticipazione tesoreria a 5/12; abolizione della sanzione accantonamento obbligatorio per tempi di pagamento; apertura di un nuovo riaccertamento straordinario; recupero di 560 milioni del taglio del decreto legge n. 66 in modo graduale.

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