L’anno che viene

L’anno finito non è stato positivo per l’Italia. Ha segnato la fine di un percorso, nell’insieme favorevole e concreto, che il Governo Gentiloni aveva avviato con serietà, impegno e buoni risultati.  Gli elettori gli hanno voltato le spalle, mossi da spinte poco razionali, o da illusioni, dando la vittoria a due forze diverse e in realtà antinomiche tra loro, che però sono riuscite ad unirsi per pure ragioni di potere. Hanno potuto farlo sommando i propri programmi e i propri dèmoni. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi: una dose molto alta di demagogia, che l’argine europeo ha potuto solo in parte limitare. Con la manovra appena approvata, la demagogia ha trovato uno sbocco ufficiale. Che effetti avrà sull’economia e sulla vita della gente?

All’alba del nuovo anno, è da chiedersi tuttavia se governo e maggioranza riusciranno a tenersi insieme. Il cemento del potere fa pensare di sì, ma la politica è fantasiosa e imprevedibile. Che farà Salvini? Si accontenterà del ruolo attuale o aspirerà a qualcosa di più? Farà da ruota di scorta ai 5Stelle o vorrà incassare il favore che i sondaggi danno oggi alla Lega? Resisterà alla tentazione di mettere nell’angolo l’alleato attuale? Tutto questo lo vedremo nel 2019. Personalmente, malgrado la scarsissima simpatia che suscitano in me leghisti e grillini, va da sé che mi auguro stabilità e, possibilmente, buon senso e buon governo.

Per il resto, mi trovo del tutto d’accordo con le cose belle e sagge che ha detto Mattarella nel suo messaggio di fine d’anno. Dobbiamo ritrovare il senso di essere una comunità, al di sopra delle differenze che ci separano. Dobbiamo combattere odio e intolleranza che cui affliggono. Altrimenti il nuovo anno sarà peggiore di quello appena finito.

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