Un po’ di buon senso

Nei rapporti tra l’UE e l’Italia è alla fine prevalso quella che sembra una merce abbastanza rara, il buon senso, questa volta dalle due parti. Le modifiche apportate dal Governo alla manovra e la conseguente riduzione del deficit previsto, hanno avuto come contropartita un atteggiamento meno ostile della Commissione, che ha rinunciato alla procedura d’infrazione. Buona notizia. Una crisi tra l’Italia e l’Europa sarebbe stata disastrosa per noi (aumento dello spread e del costo del debito, sfiducia dei mercati etc.), ma avrebbe danneggiato anche l’UE, in un momento in cui l’Europa  non ha troppi amici in giro.

Non è perciò arduo immaginare le vie per cui si è giunti alla ragionevolezza dalle due parti. Da noi, penso, l’influenza del Capo dello Stato e dei principali protagonisti dell’economia, ma anche i sondaggi che davano la gente preoccupata di un conflitto. A Bruxelles, credo, il buon senso di Juncker e della  neo-colomba Moscovici, ma anche l’effetto della parallela situazione della Francia e la sconvenienza di attuare due pesi e due misure. Insomma, sulle velleità irragionevoli e anche su certi rigorismi tecnici, ha prevalso la politica, questa volta nella sua migliore accezione.

Questo non vuol dire che tutti i problemi siano risolti: un deficit del 2,04 % è sempre sbagliato per una paese fortemente indebitato. Inoltre, visto che la riduzione del deficit è stata ottenuta soprattutto con misure una tantum, il problema potrà riprodursi in futuro. Solo un consistente aumento del PIL, allo stato degli atti poco prevedibile, potrebbe rimettere le cose in equilibrio.

Intanto, comunque, il peggio è stato evitato. Respiriamo con un po’ più di sollievo e ringraziamo il buon senso e anche l’abilità che ha mostrato in questa vicenda, non solo il  Ministro Tria, ma il Premier Conte, al quale, in questi primi sei mesi di governo, non si possono imputare errori o carenze rilevanti.

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