Grazie Draghi

Mario Draghi ha ripetuto nei giorni scorsi che uno spread alto nuoce all’Italia. È un’osservazione ovvia, una verità quasi banale, non occorre essere la BCE e neppure economisti per saperlo. Come ha reagito Di Maio? Non sul merito (come poteva, del resto?) ma, tipicamente, accusando Draghi di “lavorare contro l’Italia”. Doppia sciocchezza, prima di tutto perché, appunto, Draghi ha detto una cosa inoppugnabile e poi perché poche persone hanno fatto per l’Italia quello che ha fatto lui, prima come Direttore Generale del Tesoro, poi come Governatore della Banca d’Italia e infine come Presidente della BCE, quando ha letteralmente salvato, con la sua politica di acquisto – non da tutti condivisa – dei titoli di Stato, le nostre finanze e la nostra economia. Per questo, Draghi andrebbe rispettato e ringraziato e il Presidente della Repubblica, se ne ha la disponibilità, dovrebbe non esitare a nominarlo Senatore a vita,  come a suo tempo Mario Monti, per i suoi grandi meriti e per avere veramente illustrato e onorato l’Italia nel mondo.

Le parole di Draghi, però, hanno avuto un merito: spingere e quasi obbligare il Ministro Tria a pronunciarsi sullo spread, sul deficit e in genere sulla manovra. L’ha fatto con pacatezza, con argomenti seri anche se personalmente non li condivido al 100%. Sostanzialmente, Tria ha detto che un deficit previsto del 2,4% non è grave (notando che i mercati non guardano tanto a qualche decimale in più o in meno quanto alla situazione generale). Avrebbe però dovuto aggiungere che ogni decimale in più é un problema per un Paese che ha una massa debitoria così elevata, per cui ogni euro di debito in più, aumentando la massa del debito e riflettendosi così (che Tria lo dica o no) sui tassi d’interesse, aumenta il peso sulle nostre finanze. Dire questo, come certamente ha inteso significare Mario Draghi, non significa remare contro questo o quel governo ma semplicemente dire la verità che tutti dovrebbero aver presente.

Alla fine, l’argomento di Tria è che un deficit in aumento è parte essenziale di una manovra espansiva dell’economia reale. Il Governo prevede una crescita del PIL dell’1,5% che forse potrebbe compensare o limitare gli effetti del deficit. Non tutti concordano con questa previsione (per esempio Bankitalia) e Tria stesso ha riconosciuto che con una crescita minore, salirebbe il deficit con le prevedibili conseguenze. Come andrà davvero? Lo vedremo l’anno prossimo, verso la metà. Che ci piaccia o no questo Governo, auguriamoci che le sue previsioni siano rispettate.

Lasciamo da parte la questione della Commissione Europea, la quale finora ha fatto la sua parte come da copione,  bocciando una manovra deficitaria. Tria ha detto giustamente che i mercati guardano a dove andrà il Governo nei confronti dell’Europa. Se ne uscissimo più o meno formalmente o aprissimo un conflitto con Bruxelles, i mercati ci punirebbero seriamente e sarebbero veri guai.

Spero che Tria riesca a imporre un certo buon senso e il Capo dello Stato svolga opera di mediazione.

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