Slender Man (Film, 2018)

Non si dovrebbe mai andare a vedere un film prodotto dalla moda di un videogioco, soprattutto un horror che prima diventa un fenomeno Internet e subito dopo un cult per adolescenti. Slender Man fa rimpiangere quando i teen movie erano gli slasher, cose come Venerdì 13, Halloween, Nightmare e persino Camping del terrore del mio amico Ruggero Deodato.

Slender Man di Silvayn White è come una commedia che non fa ridere, un dramma che non commuove, insomma è un horror che non fa paura, anzi, fa quasi assopire chi – come il vostro povero cronista – di horror ne ha visti tanti, al punto d’aver scritto un’enciclopedia in cinque tomi per narrare la via italiana al cinema de paura (per dirla alla Fulci, uno che l’horror lo sapeva fare). In questo film si sprecano dieci milioni di dollari per ambientare una storia risaputa – l’uomo nero delle fiabe che cattura i bambini – in una piccola città del Massachussets, dove quattro ragazze evocano lo Slender Man della leggenda dando il via a una spirale di orrore soprannaturale e psicologico.

Tutto molto brutto, ai limiti dell’imbarazzante, con torme di ragazzini urlanti che affollano un posto che non hanno mai visto (la sala di un cinema) e si strappano i capelli per una gigantesca sciocchezza in salsa americana. Un vero e proprio pop-corn movie, così dichiaratamente inutile che finisco per mangiarne anch’io; che altro fare di fronte a uno spettacolo che con il cinema non ha niente a che spartire? Effetti speciali risibili: la creatura è un buffo personaggio magrissimo, in giacca e cravatta, con la testa fasciata, che uccide ghermendo con artigli nerissimi e impossessandosi delle menti dei ragazzi. Fotografia molto scura, perennemente notturna. Musica pessima, ai limiti del fastidioso. Sceneggiatura e dialoghi, meglio non parlarne. Attori impacciati, recitazione dilettantesca, regia senza nerbo.

Vedere Slender Man – se avete più di 15 anni – non è facile. Aiuta non essere mai entrati in un cinema. Meglio ancora se non avete mai visto un vero horror. In caso contrario, serve una cura ricostituente. Rivedere Profondo rosso, L’aldilà, Nightmare, Non aprite quella porta, IT, Phenomena senza soluzione di continuità. E astenersi dal farsi venire la voglia di vedere il remake di Supiria targato Guadagnino per almeno un mese. Uno dei film più perdibili degli ultimi anni.

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Regia: Silvayn White. Soggetto: Victor Surge (creatore del personaggio di fumetti, Internet,  videgiochi). Sceneggiatura: David Birke. Fotografia: Luca Del Puppo. Montaggio: Jake York. Produttori: Bradley J. Fischer, Robyn Meisinger, William Sherak, Sarah Snow, James Vanderbilt. Effetti Speciali: Donnchadh Gaf Condon. Musiche. Brandon Campbell, Ramin Djawadi. Scenografia. Jeremy Woodward. Costumi: Deborah Newhall. Trucco: Julie LeShane. Case di Produzione: Mythology Entertainment, Madhouse Entertainment. Distribuzione Italia. Warner Bros. Genere: Horror. Durata: 92’.  Interpreti: Joey King, Julia Goldani Telles, Jaz Sinclair, Annalise Basso, Taylor Richardson, Alex Fizalan, Michael Reilly Burke, Jessica Blank, Kevin Chapman, Miguel Nascimento, Javier Botet.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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