Dipendenza dal Web? Ora si può curare

Siamo tutti smartphone ed internet dipendenti. Senza distinzione di sesso, età o condizione sociale. Basta guardarsi intorno. Si passeggia con il cellulare in mano o addirittura tenendo lo sguardo sullo schermo. A tavola, capita sempre più spesso di vederlo troneggiare accanto alle posate. E, ancor più grave, accade che anziché approfittare della condivisione del cibo e della situazione conviviale, si stia muti a guardare le ultime notifiche o le foto dell’ultimo influencer salito alla ribalta di Istagram o di Facebook.

La vita virtuale sta fagocitando la vita reale. Al punto che si parla sempre più insistentemente di “dipendenza da smartphone”. Non si tratta solo di modifica di abitudini, di semplificazione della vita quotidiana. Stanno cambiando, anzi, sono già cambiate le modalità di socializzazione, di approccio alla vita stessa. Tutto passa per il piccolo schermo del nostro telefono. Dalla conoscenza degli altri, alla gestione stessa dei rapporti, dal momento della loro instaurazione fino alla conclusione. Ci si conosce in chat. Non solo si seguono gli spostamenti del partner tramite i post che pubblica, ma anche gli stati d’animo sono monitorati tramite il cellulare. Si perde ormai il conto delle relazioni chiuse tramite un messaggio su whatsapp.

La dipendenza comincia presto. Una volta, per la prima Comunione si regalava una catenina o un braccialetto. Oggi un telefono. I ragazzi non sanno più gestire il contatto diretto con i coetanei. Adulti, ragazzi e anche molti anziani, nessuno è esente da tale dipendenza. Una dipendenza che ha, da un lato, il grande vantaggio di metterci a contatto con il mondo e di creare infinite opportunità in molti campi, ma che dall’altro, paradossalmente, ci isola, ci rende più insicuri, fragili e molto soli. Al punto di parlare di psicosi. Già nel 2011 sono stati documentati da alcuni studiosi americani alcuni casi di “psicosi correlata a internet”. Ma ci si chiede: sono il web ed i social network a creare dipendenza e solitudine o, al contrario, essi colmano problemi profondi già insiti in noi? Cosa si può fare concretamente per fronteggiare questo problema? Per i casi più rilevanti ci si può rivolgere, ad esempio, al Policlinico Agostino Gemelli di Roma dove un’equipe di psicologi e psicoterapeuti aiuta a disintossicarsi dalla dipendenza da Internet e dal cellulare.

La IAD, Internet Addiction Disorder è una patologia diffusa al punto che, in Italia, in questo ospedale, l’ambulatorio è aperto dalle 9 del mattino alle 18. Si rivolge soprattutto ai genitori di ragazzi dipendenti in cerca di affermazione, di identità o nuove chiavi di socializzazione. La terapia consiste in due appuntamenti settimanali: una seduta individuale ed una di gruppo. Una terapia che accompagna gradualmente fuori dalla dipendenza dal web e dai device per ritornare a vivere lo spazio, il tempo, le sensazioni ed i sentimenti reali.

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