NATO, Trump vs. UE sulla spesa per la difesa comune

In un paio di tweet, l’inquilino della Casa Bianca aveva già bandito ogni formalismo. In pieno stile trumpiano, il presidente USA è intervenuto al vertice Nato di Bruxelles proponendo l’ennesimo “uno contro tutti”. Nel mirino, i Paesi membri dell’Unione Europea, con cui Trump ha ingaggiato – da qualche tempo – una guerra sui dazi per limitare le esportazioni europee su suolo americano, dannose per la commercializzazione dei prodotti nazionali nel mercato interno. Le repliche della UE, evidentemente, hanno innescato un braccio di ferro che consente a Trump di pestare ancor più duro. Il terreno di scontro è lo scarso contributo, se non totalmente assente, alla spesa per la difesa comune degli aderenti al Patto atlantico da parte degli alleati europei.

La Casa Bianca punta l’indice su un membro UE in particolare: la Germania di Frau Merkel, guarda caso principale esportatore europeo negli Stati Uniti e pericoloso fattore arginante per la crescita economica a stelle e strisce, rea di versare alla Nato solo un 1% per la difesa comune, mentre gli Usa compensano le morosità altrui pagando il 4% per la sicurezza del Vecchio Continente. Le stoccate su Berlino sono arrivate direttamente al Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, con cui Trump ha avuto un bilaterale preliminare, e poi ribadite ufficialmente all’apertura dei lavori a Bruxelles.

“La Germania è un Paese ricco e può aumentare il proprio contributo da subito.” Le accuse a carico prendono corpo in un concreto riferimento agli accordi energetici intercorrenti tra Mosca e Berlino sul gasdotto russo Nordstream, intese che condizionerebbero la politica tedesca sottoponendola al controllo del Cremlino, ovvero del Paese guida dell’ex blocco antagonista da cui – teoricamente – gli Usa dovrebbero difenderla. Tutto ciò, mentre Washington denuncia un deficit commerciale di 151 miliardi di dollari.

Bisogna dare atto al numero Uno americano di sapere bene dove andare a mettere le mani per creare utili nonché strategici contenziosi: un’egemonia economica come quella teutonica, fondata – anche all’interno dell’Unione – sul principio base di massimo beneficio con minimo sacrificio, va in qualche modo contrastata e “rinegoziata”. E, infatti, i partner europei Nato non hanno potuto far altro che assentire alle richieste del presidente americano, impegnandosi a incrementare la spesa per la difesa fino al 2%.

Dopo Bruxelles, Trump ha in agenda un tour di visite che prevedono il Regno Unito, squassato da tensioni politiche interne sulle procedure da concordare per l’imminente Brexit, e un faccia a faccia a Helsinki con l’omologo russo Vladimir Putin. Finora, la discutibile tecnica intimidatoria e i preliminari confronti diretti one on one tra pari, prima di pronunciarsi in summit internazionali, stanno dando ragione, sul piano dei risultati, all’amministrazione Trump.

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