Al via la Terza Repubblica?

Prima lo stallo, poi il primo tentativo andato a vuoto di formare il governo e con lo spettro di elezioni anticipate, il colpo di coda e la nascita dell’Esecutivo Giallo-verde. Il giuramento di venerdì pomeriggio sembrerebbe aver inaugurato, come molti ritengono, l’avvento della Terza Repubblica.

L’era berlusconiana della contrapposizione destra e sinistra sembra definitivamente superata dall’unione di due movimenti che hanno disconosciuto la propria ideologia a favore di un dilagante populismo.

In effetti le nuove dinamiche sembrerebbero prevedere un netto superamento delle classiche contrapposizioni politiche. Berlusconi, che è stato il Centrodestra per oltre vent’anni è stato letteralmente seppellito dalla strabordanza comunicativa di Salvini che è riuscito a far dimenticare la Lega secessionista e antimeridionale, tradizionalmente legata al Centrodestra, trasformandola in un movimento nazionalista e privo di ogni riferimento alla destra popolare europea.

Dall’altra parte, il grillismo ha subito una trasformazione ancora più radicale passando da un movimento antisistema e anti casta ad uno di governo. I suoi principi, spesso accostabili alla sinistra, nell’intesa di governo hanno trovato un’abbondante annacquamento in favore della governabilità.

Nel frattempo i due partiti simbolo degli ultimi 10 anni di vita politica del paese (PD e FI) stanno attraversando uno dei peggiori momenti della loro esperienza politica. Il socialismo di stampo nordeuropeo e i moderati europeisti, non rispondono più alle esigenze di un Paese che negli ultimi anni non è riuscito ad ingranare la marcia giusta verso una ripresa consistente, lasciandosi trasportare solo dai venti positivi del vecchio continente.

Insomma al di là dei personaggi che stanno dominando la scena politica attuale, l’oblio della Seconda Repubblica sembra nascere da un contesto sociale non più disposto ad accettare la consueta contrapposizione ideologica, superando gli schemi classici in favore di movimenti di popolo più che ideologici.

Se questa esperienza, consolidandosi provvedimento dopo provvedimento, dovesse riuscire seriamente a modificare le condizioni dei cittadini, prendendosi anche i dovuti spazi in Europa, potremmo davvero assistere all’estinzione dei partiti che nacquero dopo il 1992 e trovarci a riscrivere completamente i manuali di Scienze politiche.

Diversamente, solo l’inesperienza della nuova classe dirigente dei due partiti potrebbe involontariamente rianimare la “vecchia guardia” attraverso una cattiva gestione della cosa pubblica, ridando forza al popolarismo di stampo europeista che, comunque a fatica, sopravvive nelle cancellerie europee.

Il governo del cambiamento rischia di essere il vero spartiacque tra la Seconda e la nascita della Terza Repubblica.

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