Turchia, gli sfidanti nelle elezioni anticipate di Giugno

Il CHP, principale Partito di opposizione laica della Turchia, ha designato Murahhem Ince, uno dei suoi più acerrimi rappresentanti, come sfidante di Recep Tayyip Erdogan nella corsa elettorale che finirà il prossimo 24 Giugno.

La formazione completa dei candidati alle presidenziali anticipate del 24 Giugno è ormai completata. Il Partito Repubblicano del Popolo (CHP), principale formazione di opposizione, ha ufficializzato l’identità del suo candidato nella persona del deputato Muharrem Ince. Questo accanito oratore va a completare la rosa di candidati posizionati sulla linea di partenza di una campagna elettorale che si preannuncia piuttosto aspra. I quattro a correre saranno Erdogan, Ince  la “Dama di Ferro” Meral Aksener e l’”icona Curda” Selahattin Demirtas, in carcere da più di un anno. Le presidenziali di Giugno saranno accompagnate da elezioni politiche. Questo doppio appuntamento elettorale è particolarmente importante perché coincide con l’entrata in vigore di misure che rafforzano i poteri del presidente turco, in virtù di una revisione costituzionale che Recep Tayyp Erdogan ha fatto convalidare attraverso Referendum nel 2017.

“Con il permesso di Dio e la volontà della Nazione, verrò eletto Presidente il 24 Giugno”, ha affermato durante una cerimonia ad Ankara Muherrem Ince il giorno della sua investitura a candidato. Un “Presidente di tutti” e “imparziale”, ha assicurato al suo pubblico, aggiungendo alle parole un gesto significativo sostituendo il  badge del CHP attaccato sul risvolto della sua giacca con una bandiera turca. Scegliendo questo anziano professore di chimica, il CHP intende combattere Erdogan sul terreno che predilige e che contribuisce ampiamente alla sua popolarità in Turchia: quello dell’arte oratoria. Murahhem Ince è in effetti conosciuto per il suo stile infuocato e per la sua combattività. Si è imposto, a colpi di discorsi appassionati e di frecciate ben piazzate, come uno dei più feroci critici di Erdogan, che domina incontrastato la scena politica turca da più di 15 anni. In uno dei suoi interventi più famosi, il deputato di Yalova (nordovest)  affermato che se un giorno fosse stato eletto capo dello Stato, si sbarazzerebbe del faraonico palazzo presidenziale che Recep Tayyip Erdogan si è fatto costruire ad Ankara. Se i principali partiti di opposizione hanno deciso di presentare ognuno il proprio candidato alle Presidenziali, secondo la stampa il CHP si alleerà per le politiche a tre formazioni.

Da parte sua il Presidente turco ha formato una coalizione fuori dal comune con il Partito di estrema destra nazionalista MHP, con il quale spera stravincere le politiche. Recep Tayyip Erdogan, in testa ai sondaggi, non può in effetti sperare di ottenere la maggioranza assoluta al primo turno. Ha quindi rimescolato le carte politiche alleandosi con uno dei suoi nemici di ieri, il Partito di Azione Nazionalista (MHP), quarta forza di opposizione nella Grande Assemblea Nazionale. Una parte dei dirigenti e degli elettori del MHP vedono di buon occhio la lotta estrema per il potere che nel 2015 ha colpito il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nel sudest, i discorsi anti-europeisti, il dibattito sul reinserimento della pena di morte (abolita nel 2004). Indebolendo le convergenze ideologiche il MHP, il suo segretario generale, Devlet Bahçeli, ha giudicato opportuno avvicinarsi a colui che fino a poco tempo fa denigrava apertamente.

Una vittoria delle politiche al primo turno è fondamentale per Erdogan, perché gli permetterebbe di evitare che l’opposizione si unisca, in caso di secondo turno, intorno ad un candidato unico. La vittoria sul filo di lana al referendum per la nuova Costituzione gli ha mostrato che non aveva più il cieco consenso del popolo e che la sua carica era in pericolo.  Con il MHP al suo fianco non parte solo e ha più possibilità di ottenere un tesoretto di voti più ampio. Il pericolo non è scongiurato, perché la fazione dissidente del MHP ostile all’AKP, il Buon Partito (IYI, nazionalista laico) ha nella sua fondatrice e candidata alle elezioni presidenziali Meral Aksener, un potenziale seme di rottura di un corso non più senza ostacoli. E’ proprio il timore della crescita di forza politica del IYI, raggiunto tra l’altro da 15 deputati kemalisti del CHP, che ha portato  Erdogan a convocare elezioni anticipate.

Pronto a tutto pur di ottenere un nuovo mandato, che accentuerà significativamente le sue prerogative presidenziali, il capo di Stato turco intende vincere questo scrutinio “a qualsiasi prezzo”. Purtroppo dopo il referendum del 2017 dobbiamo uscire da qualsiasi ragionamento razionale, perché ci siamo accorti che le votazioni in Turchia non possono essere più considerate regolari. Più di 2 milioni di voti sono stati manipolati. Se Erdogan si sentisse minacciato in questa importante doppia tornata elettorale, avrà quindi pronta una risposta per arrivare con un risultato comunque importante.

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