Saxofone (Film, 1978)

Saxofone è un film scritto da Enzo Jannacci, pare il testo di una sua canzone, strampalata e assurda, ma divertente e ispirata, libera e sincera, basata su nonsense e situazioni impossibili, piena zeppa di riferimenti a una realtà che opprime e dalla quale si cerca una via di fuga.

La storia d’amore a senso unico tra un sassofonista povero – che alla fine si scoprirà ricchissimo – e una borghese annoiata che per seguire la sua musica lascia il marito è una scusa per imbastire una non storia da cabaret basata su personaggi assurdi. La morale arriva solo nel sorprendente finale quando Jannacci tira fuori dal cilindro una frase che pare il verso di una sua canzone e fa dire a Pozzetto che per cambiare vita bisogna cambiare la testa. Proprio come fa il sassofonista, ricco imprenditore con moglie, figli e maggiordomo, proprietario di una casa immensa, che di tanto in tanto impazzisce e vaga per la sua Milano suonando lo strumento preferito.

La sceneggiatura è perfezionata da Renato Pozzetto (anche regista del film) e Cochi Ponzoni, ma si sente la mano del bravo Beppe Viola, un autore ispirato che ci ha lasciato troppo presto. Interpreti tutti i migliori comici del Derby Club, da Porcaro ad Abatantuono (terrunciello al tavolino che spiega la vita agli avventori), passando per Boldi (nei panni di un pugile suonato) e Nicheli (doppiato nel ruolo del cumenda riccone), per arrivare a Teocoli (capellone e galante) e Andreasi (folle medico con il mal di denti). Ricordiamo una piccola apparizione da travestito per Ernest Thole e notiamo i figli di Pozzetto (Francesco e Giacomo) in due interessanti sequenze. Giacomo è il piccolo carrozziere, padrone di un’officina che ripara l’auto della Melato che ha appena investito e ucciso un prete matto (Cochi). La scena è tutta per Renato che vaga per le strade della sua Milano suonando il sax, saltando ostacoli improbabili e facendo innamorare una bellissima Mariangela Melato, delusa e annoiata dal ricco e mediocre compagno (Teocoli). Bravo Cochi Ponzoni nel ruolo del prete folle, che prima bagna Renato con un annaffiatoio, poi lo confessa in maniera assurda, infine lo obbliga ad ascoltare un sermone sconclusionato.

Sembra di assistere a una puntata de Il poeta e il contadino, ma per chi non ha mai visto gli esordi televisivi della coppia comica non è facile capire dialoghi e finale nero con il prete ucciso dalla Melato che dopo averlo investito si lamenta: “Oggi è il terzo prete che faccio fuori. Non si vive più. Ho ammaccato la macchina. Chi lo sente mio marito”.  Molti i momenti surreali, dalla metropolitana dove nessuno parla all’incontro di pugilato tra Boldi e Porcaro, passando per la filosofia del tram e l’inaugurazione di un negozio di salumi. La gag della pipì ricorda Charlie Chaplin con un Pozzetto che tenta di orinare persino in un negozio di sanitari e alla fine trova rifugio davanti a un’edicola. Felice Andreasi – medico folle che si opera da solo e soffre di mal di denti – conduce un gustoso siparietto ospedaliero basato sul suo consueto modo di recitare sopra le righe.

Un film costruito su sequenze indipendenti , come se fossero tante scenette di cabaret, legato non benissimo e di sicuro non risolto, ma con sprazzi geniali e intuizioni d’autore che ricordano tempi passati, fatti di improvvisazione e inventiva. Una donna in fuga da una vita borghese fatta di convenzioni conosce un sassofonista povero, crede che sia la soluzione per cambiare, ma alla fine scoprirà che la sola cosa da cambiare è la testa. Attori bravi, su tutti la Melato che non è una cabarettista ma si adatta a ogni ruolo e ne esce fuori alla grande, mentre il resto del cast porta sul set un bagaglio di esperienza teatrale notevole. Colonna sonora indimenticabile, forse la cosa più riuscita del film, composta per sax da Enzo Jannacci. Sceneggiatura piena zeppa di buchi, ma è il bello di un film girato senza badare a regole e convenzioni. Da riscoprire.

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Regia: Renato Pozzetto. Soggetto: Enzo Jannacci. Sceneggiatura: Renato Pozzetto, Enzo Jannacci, Giuseppe Viola, Cochi Ponzoni. Architetto Scenografo: Franco Bottari. Montaggio: Sergio Montanari. Fotografia: Lamberto Caimi. Colore: Technospes. Musica: Enzo Jannacci. Organizzazione Generale: Paolo Infascelli. Aiuto Regista: Fabrizio Sergenti Castellani. Assistente alla Regia: Reniero Copmpostella. Costumi: Bruna Parmesan. Operatore alla Macchina: Roberto Seveso. Fonico: Domenico Pasqua Di Bisceglie. Fotografo: Luciano Locatelli. Casa di Produzione: Irrigazione Cinematografica. Distribuzione: Consorzio Italiano Distributori Indipendenti Film. Produttore: Achille Manzotti. Teatri di Posa: Icet De Paolis (Milano). Pellicola: Kodak. Sonorizzazione: C.D.S. Doppiaggio: Cooperativa Doppiatori. Macchine da Presa: Cinenoleggio spa. Interpreti: Renato Pozzetto, Mariangela Melato, Cochi Ponzoni, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Giorgio Porcaro, Diego Abatantuono, Felice Andreasi, Daniela Morelli, Jemina Zeller, Rodolfo Magnaghi, Guido Nicheli, Franca Mantelli, Luigi Francesco Perez, Francesco Pozzetto, Giacomo Pozzetto, Ernest Thole.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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