Stati senza Governo, l’Europa insegna

Se la paura dello stallo politico di queste settimane è il rischio per la nostra economia, sicuramente l’esperienza europea non può far altro che confutare queste paure.

Negli ultimi anni, l’esplosione populista e nazionalista che ha pervaso il continente, ha permesso la nascita di diverse formazioni antisistema che hanno eroso gradualmente il consenso dei partiti tradizionali mettendo in forte crisi il sistema bipolare europeo e di conseguenza le stesse leggi elettorali.

Noti sono gli esempi di Belgio, Olanda, Spagna e ultima la Germania. Il caso più emblematico fu proprio quello spagnolo che, nonostante due tornate elettorali nell’arco di sei mesi, rimase senza Governo quasi un anno e mezzo.

Ma ancora più significativo (chissà se fu coincidenza o meno), tutti questi Stati, durante il periodo di non governo, videro il proprio PIL crescere significativamente con importanti ripercussioni positive sull’economia del paese. La Spagna vide una crescita del 3,3% tra il 2015 e il 2016 mentre il nostro paese ancora faticava a trovare la via della ripresa.

Ed è così che le difficoltà che oggi il nostro Paese sta riscontrando nel formare il Governo, potrebbero paradossalmente trasformarsi in una grande opportunità per rilanciare l’economia ancora zoppicante della Penisola.

Di certo nell’immaginare possibili scenari per l’Italia non si può non osservare che probabilmente lo stato di incertezza politica lasci spazio all’amministrazione pubblica di muoversi più liberamente tra le maglie della politica e di un governo che occupa spazi che spesso appesantiscono l’apparato burocratico. Non possiamo affermare che questa situazione possa replicare le esperienze (per altro molto diverse) dei partner europei ma potrebbe essere fonte di ispirazione per ridisegnare confini tra politica e Stato.

In ogni caso è plausibile che, almeno fino alle elezioni del Friuli, la situazione rimanga invariata e che i continui battibecchi tra partiti, anche della stessa coalizione  si prolunghino almeno fino alle elezioni amministrative.

Sicuramente sarà difficile immaginarsi scenari di grandi coalizioni di ispirazione europea per il nostro Paese, vista la sua storia e la sua tradizione politica; certo è che la situazione di instabilità dovrebbe perdurare ancora per un po’ prima di trovare soluzioni appetibili.

Gli altri Paesi europei hanno dimostrato di uscire ancora più forti da situazioni di stallo politico, dimostrando la maturità della propria democrazia e traendo benefici per la propria comunità da momenti politici difficili.

Se questa rivoluzione, che apre di fatto le porte alla “Terza Repubblica” ricalchi le orme del passato o si appresti a disegnare una nuova prospettiva per il nostro Paese è ancora tutto da definire. Di certo oggi le prospettive sembrano non tradire la continuità con il passato.

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