Caso Zanon, le occasioni perdute

Con spirito del proprio dovere, del proprio ruolo istituzionale e del prestigio della Corte di cui è membro, una volta raggiunto dalla notizia di essere indagato per peculato, il giudice costituzionale Nicola Zanon si è dimesso da membro della Consulta.

Con un provvedimento che definire inopportuno è quantomeno riduttivo, la stessa Corte, con uno scarno comunicato, ha rinnovato la fiducia al suo componente che, peraltro si è sospeso dalla partecipazione alle sedute, ma continuerà a lavorare e, quindi, a scrivere e partecipare alle decisioni sui giudizi di legittimità costituzionale delle norme e agli altri compiti previsti. Nella sostanza un compromesso all’Italiana che, probabilmente, oltre a giustamente applicare il principio di non colpevolezza fino a una sentenza definitiva di condanna, tende a salvaguardare il lavoro della Corte stessa cui manca ancora un componente che dovrà essere nominato dal Parlamento in seduta comune.

La vicenda dovrà ovviamente trovare, prima di tutto, una risposta nella normale sede giudiziaria. La domanda cui rispondere è se un benefit quale l’auto di servizio per un importante carica dello Stato, preveda un uso libero dello stesso, quale portare la moglie in vacanza o a fare la spesa e i figli a scuola, ovvero debba essere utilizzata solo per le ragioni attinenti alla funzione svolta. Da quanto emerge sembrerebbe che la Corte Costituzionale propenda per la prima ipotesi, mentre i magistrati che svolgono indagini siano per un’interpretazione più restrittiva. In ogni caso si è trattata dell’ennesima occasione perduta per dare un segnale positivo da parte delle istituzioni.

Vengono alla mente gli esempi di personaggi che, toccati da uno scandalo si sono immediatamente dimessi; l’intero consiglio di amministrazione di una multinazionale asiatica lo fece in diretta TV. Michael Bates, ministro inglese lo ha fatto recentemente per essere arrivato in ritardo ad una seduta della Camera dei Lord; e due anni prima si era dimesso per partecipare a una camminata da Buenos Aires a Rio de Janeiro per la causa dei Giochi Olimpici. Anche Josefa Idem si dimise da Ministro, ma anche qui il suo gesto fu spinto da una mozione di sfiducia. Nel caso di Zanon, peraltro, l’atteggiamento della Corte eccessivamente protezionistico, non offre un’immagine positiva di uno dei più alti e prestigiosi organi dello Stato. La difesa ad oltranza di quello che è un chiaro privilegio, che si aggiunge a quelli economici che derivano dalla carica, appare una chiara forzatura e offre ai più l’opportunità di parlare e sparlare ancora una volta della Casta.

Probabilmente, però, la vicenda può offrire lo spunto per un’altra osservazione e ricordarci che la Corte Costituzionale è un’istituzione presente, oltre che in Italia, solo in circa una decina nel mondo. Negli Stati Uniti è la Corte Suprema che svolge le funzioni di giudice costituzionale. La Corte Costituzionale è stata creata nel 1948 e insediata per la prima volta nel 1956. Il suo compito di giudicare il rispetto della Costituzione di ogni singola legge, oltre ad altre funzioni quali i conflitti di competenze tra Stato e Regioni, nonché l’ammissibilità dei referendum (sui quali la Corte di Cassazione decide sulla legittimità). Nella stessa assemblea costituente alcuni voci si levarono sull’opportunità di avere un organo che, di fatto, viene posto al di sopra di tutte le assemblee e di tutto il Parlamento stesso. Inutile altresì negare che in alcune occasioni, le decisioni della Corte sono state di fatto di natura politica, come nel lontano 1966 in materia di spesa pubblica. Non sono mancate poi le polemiche in materia di quesiti referendari.

In sintesi anche la Corte Costituzionale è frutto di una scelta fatta al termine di un periodo difficile della storia d’Italia e che, probabilmente, non era ancora concluso. La necessità di avere garanzie sul rispetto della Carta Fondamentale della nostra Repubblica era sicuramente avvertita e lo è anche oggi, ma giunta ai suoi settanta anni, la nostra Costituzione ha bisogno di un restyling, per non dire una revisione profonda, specialmente in quegli organi e in quelle funzioni in cui si avverte la pesantezza e il ruolo sempre più pregnante della burocrazia e dell’immobilismo. Anche nelle piccole cose che possono essere campanelli d’allarme che, ancora una volta, pare non vogliano essere ascoltati.

E viene anche da riflettere che, prescindendo dai compensi, i quindici giudici costituzionali impegnano come autisti almeno trenta membri delle forze dell’ordine.

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