UE-ASEAN, guerra commerciale?

Nel nome della lotta contro il cambiamento climatico l’Unione Europea si sta avviando verso una politica ambientale sempre più ‘intransigente’, non solo contro Trump e i ‘giganti’ commerciali americani, ma anche contro il Sud-est asiatico e i suoi ‘piccoli’ produttori.

In una mossa che potrebbe far scoppiare una vera e propria guerra commerciale, oltre che far lievitare i prezzi al supermercato per i consumatori europei, il Parlamento europeo ha proposto la messa al bando dell’olio di palma proveniente dalla Malesia, dall’Indonesia e dalla Thailandia entro il 2021. I piani dell’UE sono ufficialmente improntati alla protezione delle foreste pluviali, ma i tre paesi facenti parte dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) sostengono che il divieto di importazione dell’olio di palma sia in realtà una mossa mirata a proteggere l’industria in calo in paesi come Italia, Spagna e Grecia.

Hosuk Lee-Makiyama, direttore dell’European Centre for International Political Economy (ECIPE), crede che la mossa possa essere considerata come una dichiarazione politica del Parlamento europeo, guidata dai rappresentanti degli esportatori di olio d’oliva e olio di colza. Secondo Hosuk, i paesi del Sud-est asiatico coinvolti “ritengono che l’UE abbia negoziato in malafede”, senza alcuna intenzione di liberalizzare uno dei suoi più importanti prodotti di esportazione. In sostanza, Hosuk sostiene che la mossa dell’UE sia percepita come “ipocrita”, in quanto il grado di deforestazione per la produzione alimentare in Europa è molto più accentuato che in Malesia, Thailandia o Indonesia.

I governi di Kuala Lumpur, Jakarta e Bangkok hanno manifestato il loro malcontento sia attraverso canali diplomatici diretti agli uffici della commissaria europea per il commercio Cecilia Malmstrom a Bruxelles, sia promettendo battaglia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Il ministro del commercio malese Mustapa Mohamed ha infatti confermato di aver sollevato la questione direttamente con la Malmstrom, a margine del 16mo Asean Economic Ministers – European Union Trade Commissioner consultations in corso a Singapore in questi giorni. La Malmstrom pare abbia rassicurato i suoi interlocutori asiatici che il voto del Parlamento europeo non sia ancora vincolante.

La posizione della Commissione è di fatto più soffice e ampia, in considerazione anche della possibilità di stipulare un accordo commerciale regionale con l’ASEAN, integrando i singoli accordi già pattuiti con Singapore e Vietnam e quelli appunto in discussione con Indonesia, Malesia e Thailandia tra gli altri. Il ministro del commercio di Singapore Lim Hng Kiang ha sottolineato come ci siano ancora delle “aree di divergenza” ma che in generale l’ASEAN sia oggi molto più pronta e preparata ad una “profonda liberalizzazione degli scambi e degli investimenti” con i suoi partner commerciali.

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