Fabrizio De André – II (Film, 2018)

Non cambia l’impressione positiva dopo aver assistito alla seconda parte di Fabrizio De André – Principe libero di Luca Facchini su RaiUno, anche se un piccolo difetto lo possiamo trovare nell’eccessivo spazio dato al rapimento della coppia e alla permanenza nell’Hotel Sopramonte. Altro difetto, da imputare alla Rai – e per due sere consecutive! – il taglio dei titoli di coda, doppiamente criminale in questo caso, perché impedisce di gustare la voce di De André che canta Bocca di rosa e di leggere notizie sul film.

Dopo la prima parte, la seconda puntata del film televisivo ricorda il concerto alla Bussola di Bernardini – primo in assoluto per De André – e le polemiche da parte dei giovani di sinistra. Ricordo che persino Guccini dedicò al Principe libero una strofa de L’Avvelenata accusandolo indirettamente di vendersi la sera per un po’ di milioni, oltre ad aver le tasche piene e non solo i coglioni. Molta bella musica: La canzone dell’amore perduto, dedicata alla prima moglie e al nuovo amore per Dori, la struggente e tristissima Inverno, ma anche Quello che non ho, Il pescatore con la PFM e l’immancabile Hotel Sopramonte (integrale) che suggella la lunga parte dedicata al rapimento.

Facchini racconta il rapporto con Dori Ghezzi, la crisi con il figlio che non capisce l’abbandono da parte del padre, la scelta di vivere in Sardegna, la nascita della figlia Luvi, il terribile periodo del rapimento, la morte del padre con la promessa di smettere di bere, Fernanda Pivano e il disco dedicato a Spoon River. Molto originale il finale con l’intero cast seduto in un’immaginaria platea intento ad ascoltare l’ultimo concerto di De André mentre canta Bocca di rosa, inopinatamente interrotta da un incolto programmatore Rai.

Abbiamo letto e sentito giudizi assurdi su questa fiction, anche pesantemente negativi, magari sottoscritti da critici che amano i lavori cervellotici di Guadagnino e di Ozpetek. Non siamo con loro, non lo saremo mai. Noi che abbiamo sempre amato il cinema popolare diamo il benvenuto a pellicole che fanno conoscere ai giovani – certo non ai minus habens, ché serve un quid culturale, una molla chiamata curiosità – i grandi autori del nostro passato. Per questo non siamo interessati a disquisire sull’accento romanesco di Marinelli – che resta un grande attore – o sul fatto che il regista avrebbe dipinto De André come un puttaniere ubriacone. La recitazione non è fatta di accenti ma di resa scenica del personaggio, di immedesimazione nella sua vita e nel carattere, così come un regista che vuol fare opera realistica non può raccontare un autore maledetto come se fosse stato un santo immacolato. Se vi siete persi Fabrizio De André – Principe libero, sintonizzatevi su Raiplay  o comprate il dvd. Ne vale la pena.

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Regia: Luca Facchini. Sceneggiatura: Francesca Serafini, Giordano Meacci. Fotografia: Gogò Bianchi. Casa di Produzione: Rai Fiction, Bibi Film. Distribuzione: Nexo Digital. Montaggio: Clelio Beveneto, Valentina Girodo. Musiche: Fabrizio De André. Durata: 193’. Genere: Biografico. Interpreti: Luca Marinelli (Fabrizio De André), Valentina Bellè (Dori Ghezzi), Ennio Fantastichini (Giuseppe De André), Elena Radonicich (Enrica Rignon – Puny), Davide Iacopini (Mauro De André), Tommaso Ragno (Riccardo Mannerini), Gianluca Gobbi (Paolo Villaggio), Matteo Martari (Luigi Tenco), Anna Ferruzzo (Vittoria Ghezzi), Lorenzo Gioielli (Carlo Ghezzi), Orsetta De Rossi (Madre di Puny), Orsetta Notari (Fernada Pivano).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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